L'ORIZZONTE DEGLI EVENTI (2020)
Review index:
No. 01 - METAL.IT (Italy)
No. 02 - MUSIC ALIVE (Italy)
No. 03 - MUSIC MAP (Italy)
No. 04 - SOUND36 (Italy)
No. 05 - BETREUTES PROGGEN (Germany)
No. 06 - AGES OF ROCK (Italy)
No. 07 - ARLEQUINS (Italy)
No. 08 - AGENZIA STAMPA (Italy)
No. 09 - EXHIMUSIC (Italy)
No. 10 - SYNPRESS44 (Italy)
No. 11 - RADIO CITTA' (Italy)
No. 12 - RADIOCONCLAS (Italy)
No. 13 - IL BLOG DELLA MUSICA (Italy)
No. 14 - SWITCH ON MUSIC (Italy)
No. 15 - PRESSITALIA (Italy)
No. 16 - LA GAZZETTA DELLO SPETTACOLO (Italy) review & interview
No. 17 - GLOBUS MAGAZINEA (Italy)
No. 18 - BEYOND ROCK (The Netherlands)
No. 19 - NEWS MEDIA (Italy)
No. 20 - ROCK GARAGE (Italy)
No. 21 - DONATO RUGGIERO (Italy)
No. 22 - DONATO ZOPPO BLOGSPOT (Italy)
No. 23 - INDEX MUSIC (Italy) review & interview
No. 24 - PROGARCHIVES (U.S.A.)
No. 25 - ITALIAN PROG MAP (Italy)
No. 26 - TRUE METAL (Italy)
No. 27 - MAT2020 (Italy)
No. 28 - MLWZ (Poland)
No. 29 - PROG CENSOR (Belgium)
No. 30 - TEMPI DURI (Italy)
No. 31 - STREET CLIP (Germany)
No. 32 - ROCK IMPRESSIONS (Italy)
No. 33 - TEMPI DURI (Italy) interview
No. 34 - MUSIC WAVES (France)
No. 35 - PROGWERELD (The Netherlands)
No. 36 - MUSIC STREET JOURNAL (U.S.A.)
No. 37 - BABYBLAUE-SEITEN (Germany)
No. 38 - PROG VISIONS (The Netherlands)
No. 39 - BACKGROUND MAGAZINE (The Netherlands)
No. 40 - EXPOSE' (U.S.A.)
No. 01
METAL.IT
https://bit.ly/3mhiiwd
by Gabriele Marangoni
Il nuovo album di Alex Carpani fa un ulteriore passo in avanti rispetto a quanto proposto dal tastierista l’anno scorso con il progetto Aerostation.
“L’Orizzonte Degli Eventi” sposa sapientemente quanto di meglio fatto in patria negli ultimi anni in ambito cantautorale con certo progressive rock recente, generando un album all’insegna di un rock maturo e impegnato, ma allo stesso tempo orecchiabile.
Spesso mi è sembrato di ascoltare Franco Battiato proiettato nel nuovo millennio (“Lava Bollente”, “Tempo Relativo”, “Nel Ventre Del Buio”), nonostante una presenza “ingombrante” di sonorità wilsoniane e alternative (è il caso de “Il Perimetro Dell’Anima” e di “Sette Giorni”).
I synth moderni di Carpani la fanno da padrone, specie quando il musicista è alle prese con le sue chitarre virtuali (penso a “Fiore D’Acqua” o a “La Fine È Là”, che ha qualcosa dei Depeche Mode), ma senza disdegnare sonorità più soffuse ed evocative (l’introduttiva titletrack).
Difficile non consigliarne l’ascolto.
No. 02
MUSICALIVE.NET
https://bit.ly/3bZpmbY
by Andrea Ghezzi
Alex Carpani è un musicista italiano con una carriera (quasi) trentennale alle spalle, che lo vede conosciuto anche all’estero. Scopre il rock progressivo da giovanissimo grazie all’incontro illuminante con il mitico Keith Emerson, che ne ha influenzato, inevitabilmente, gusti e stile.
Quinto album da solista, “L’Orizzonte degli eventi” vede la luce dopo la previa uscita dei due singoli “Nel ventre del buio” e “Lava bollente” e dal 24 luglio è disponibile in versione digitale oltre al formato CD fisico corredato da un bel booklet di 20 pagine con tanto di testi ed immagini suggestive.
Stilisticamente rappresenta il punto di arrivo dopo un lungo periodo di transizione: una svolta artistica del tutto personale, descritta come un viaggio interiore all’insegna del cambiamento.
In primis l’elemento testuale: trattandosi di un disco intimo ed esistenziale, per la prima volta il tastierista e cantante sceglie di servirsi della lingua italiana (invece dell’inglese) per veicolare il messaggio con maggiore immediatezza.
In secondo luogo, la sofferta fase riflessiva ha determinato, in modo tangibile, l’allontanamento dalle già rodate sonorità progressive, per dirigersi verso un rock più essenziale e immediato.
Se il lento cambiamento (ispirato a nomi celebri come i Porcupine Tree, Radiohead, Steven Wilson, Haken), aveva già orientato i precedenti “So close. So far.” (2016) ed “Aerostation” (2018), distaccandoli gradualmente dalle elaborate architetture del prog, nel nuovo lavoro la metamorfosi è giunta a compimento. “L’orizzonte degli eventi” sfoggia, infatti, una rinnovata veste decisamente rock/hard rock, permeata da un sound monolitico a senso unico.
Per la realizzazione viene confermata una formazione a tre, già testata nei live degli Aerostation. Un power-trio davvero affiatato che vede Alex Carpani (voce, tastiere e chitarre virtuali) affiancato dagli impeccabili e solidissimi GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc…) e da Bruno Farinelli alla batteria (Lucio Dalla, Elisa, Cesare Cremonini, ecc…).
Il risultato è un album dal carattere massiccio ed impattante, che cerca nell’immediatezza e nella potenza la nuova via per arrivare all’ascoltatore.
Certamente più contemporaneo e diretto rispetto ai precedenti (ancora attratti dalle sonorità anni ’70), il nuovo lavoro soffre un po’, a parere di chi scrive, di eccessiva “monocromìa sonora”. Nel pieno rispetto delle intenzioni compositive, la pienezza un po’ ridondante dei brani, e le ritmiche serrate che contrassegnano la quasi totalità del CD, appaiono non consentire l’immediata riconoscibilità delle varie canzoni e, alla lunga, tendono a smorzare il coinvolgimento nell’ascolto. Infatti, le otto composizioni presenti (ad esclusione del pezzo d’apertura dal carattere puramente introduttivo), mostrano tutte un generale profilo muscolare e grintoso, che se da un lato permette l’istantanea immersione nell’animus dei pezzi, dall’altro lascia poco spazio ai momenti di respiro, confinati in parsimoniose progressioni melodiche tra le strofe e i ritornelli.
Una virata decisa e coraggiosa, quella del Carpani, alla ricerca dell’essenza del rock, che approda ad un sound potente e graffiante. Territorio certamente familiare per gli amanti di atmosfere monolitiche e vigorose, ma che (forse) rischia di allontanarsi dal pubblico affezionato a sonorità più morbide, volte allo sviluppo strumentale maggiormente articolato dei brani.
Nel complesso, “L’orizzonte degli eventi” è registrato e suonato davvero molto bene, anche se l’eccessiva densità sonora degli arrangiamenti lo rende, a tratti, leggermente ripetitivo.
Andrea Ghezzi – Musical Box © 2020 – Music-Alive – 27.07.2020
No. 03
MUSICMAP.IT
https://bit.ly/2ZCJprJ
by Piergiuseppe Lippolis
“L’Orizzonte Degli Eventi” è il nuovo album di Alex Carpani, tastierista e cantante italo-francese, già noto per i lavori a firma Aerostation. Carpani riparte dall’italiano, per dare maggiore enfasi ai testi e rimuovere qualsivoglia tipo di filtro con l’ascoltatore, ed è una novità nel suo percorso artistico. Sul piano musicale, invece, la scelta è ancora quella di un rock piuttosto dinamico, parecchio ruvido a tratti, che non scivola nel mero virtuosismo fine a sé stesso, pur conservando una matrice prog mai davvero sopita. L’album include nove brani e si esaurisce in poco più di cinquanta minuti. Ad aprire è la titletrack: a essa spetta il compito di introdurre. “Lava Bollente” è collegata quasi senza soluzione di continuità, con un suono vigoroso e moderno e le chitarre al centro del discorso. Osa anche di più “Fiore D’Acqua”, in cui si riconosce ancora l’elemento esistenziale all’interno dei testi, mentre “Il Perimetro Dell’Anima” e “Sette Giorni” permettono l’incontro fra rock alternativo e tracce di progressive. Nel mezzo c’è “Tempo Relativo”, uno dei brani più ispirati del lotto, con l’influenza di Battiato chiaramente percepibile. Verso il finale, invece, la nervosa “La Fine È Là” anticipa il rock diretto di “Nel Ventre Del Buio” e la rarefatta “Le Porte”, immersa in una deliziosa atmosfera elettrica e caratterizzata da una coda intensissima. Carpani, giunto alla sua quinta prova discografica, non è più una sorpresa: l’album convince ancora per la cura delle soluzioni musicali, ma non può passare in secondo piano l’elemento testuale.
(Piergiuseppe Lippolis)
No. 04
SOUND36.COM
https://bit.ly/3khXans
by Fortunato Mannino
L’orizzonte Degli Eventi è un concept album un po’ visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo
Quando si parla di orizzonte degli eventi il pensiero corre veloce a quei fenomeni che si verificherebbero nella zona di confine dei buchi neri nella quale la luce resta intrappolata. Il condizionale è d’obbligo visto che tali fenomeni, violenti quanto affascinanti, non solo non sono stati chiariti ma dividono gli scienziati. Non mi addentrerò in spiegazioni scientifiche complesse e mi limiterò, molto ma molto banalmente, a ricordare che ad essere coinvolti e distorti sono lo spazio e il tempo: più ci si avvicina più il tempo sembra fermarsi. Orizzonte Degli Eventi è il titolo del nuovo album di Alex Carpani che, per il suo quinto album e primo con testi in italiano, ha deciso di usare questa suggestiva immagine per raccontare i sentimenti contrastanti e violenti di chi si trova davanti ad un bivio. L’orizzonte degli eventi in questo caso è la notte, ovvero, il momento in cui nei nostri pensieri lo spazio – tempo si annulla e nel quale gli eventi caratterizzanti della nostra vita scorrono liberi anche se, paradossalmente, non ne siamo più protagonisti, ma semplici spettatori. La notte è anche il momento della presa di coscienza che il tempo non è una variabile relativa ma un’inesorabile costante. Una costante inesorabile non condizionata dalle mille variabili, rappresentate dalle nostre scelte, che cambiano lo scenario e il palcoscenico del giorno dopo.
Alex Carpani definisce il suo album così: L’orizzonte Degli Eventi è un concept album un po’ visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Non credo possa esistere definizione migliore se non quella dell’autore; nel chiudere mi limito a ricordare che Alex Carpani è uno degli esponenti più importanti del prog-rock italiano e chi ci segue assiduamente lo ricorderà negli Aerostation con Gigi Cavalli Cocchi e Jacopo Rossi. Ricordo inoltre le collaborazioni con David Cross (ex King Crimson), David Jackson (ex Van der Graaf Generator), Aldo Tagliapietra (ex Le Orme), Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, ex PFM) e Lino Vairetti (Osanna). Penso che a questo punto sia chiaro che stiamo proponendo un gran bell’album.
No. 05
BETREUTESPROGGEN.DE
https://bit.ly/2H0yAt7
by Kristian Selm
(51:04, CD, Digital, Eigenveröffentlichung / Pick Up Records, 2020)
Der studierte italienische Komponist, Produzent und Musiker Alex Carpani kann bereits auf eine sehr umfangreiche Diskografie aus den unterschiedlichsten Bereichen von elektronischer Musik bis hin zu Filmmusik zurückblicken. Seit den 2000er Jahren widmete er sich vermehrt dem Progressive Rock und arbeitete u.a. mit Aldo Tagliapietra (Le Orme) und Bernardo Lanzetti (P.F.M., Acqua Fragile) zusammen.
Mit seinem aktuellen Album “L’Orizzonte Degli Eventi” schlägt er eine deutlich moderne Richtung ein und verwendet zudem zum ersten Mal beim Gesang seine Muttersprache. Das Endresultat kann man grob als ausschweifenden Rock italienischer Prägung mit einer anspruchvollen Note umschreiben, wobei ebenfalls Elemente aus Alternative Rock, Pop, Electronic und Hard Rock vermengt werden.
Die im Bereich von vier bis sieben Minuten angesiedelten treibenden Rocknummern punkten sowohl mit griffiger, wuchtiger Melodieführung, sorgen gleichzeitig mit einer klanglich zeitgemäßen Vielschichtigkeit für einen interessanten Hörgenuss. Dabei übernehmen die Tasten meist den elektronischen Unterbau, auch wenn mal kurz Retro-Elemente mit Mellotron- und Synthieklängen deutlich zu erkennen sind. Im Vordergrund stehen vor allem Gitarrenakkorde, wobei am Album kein echter Gitarrist beteiligt war und bei Alex Carpani als Instrument Virtual Guitars angeführt ist.
Vor allem funktioniert in diesem Kontext die italienische Sprache bestens, bekommen die neun Tracks damit eine eigenständige emotionale Färbung. Unterstützt wird Alex Carpani, der Gesang, Synthesizer, Virtual Guitar und Programming übernahm, von GB Giorgi am Bass und Bruno Farinelli am Schlagzeug.
Gefällige, qualitativ gut gemachte Rockscheibe, der zwar etwas die ganz großen Momente fehlen, aber auf rund 51 Minuten beste Unterhaltung bietet.
Bewertung: 10/15 Punkten
No. 06
AGES OF ROCK
https://bit.ly/2ZF20Ua
by Max Mascellani
Ciò che più mi piace del profilo artistico di Alex Carpani è la sua trasversalità, la ricerca di un suono personale che, andando a sfiorare più territori, finisce per non appartenere a nessuno di essi. Questa missione, cominciata con 4 Destinies e proseguita poi con So Close, So Far, trova un ulteriore sviluppo in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album da poco uscito.
Accompagnato soltanto da Bruno Farinelli (batteria) e Giambattista Giorgi (basso), il musicista emiliano amplia il raggio di azione spingendo il suo new prog a confrontarsi e mescolarsi con passaggi hard-rock, ricorrendo a spunti di marca electronic e non rifuggendo da segmenti più immediati, non lontani da una intenzione pop.
I testi in italiano nell’alveo progressive sono spesso stati oggetto di infinite discussioni, quanto per una metrica più severa rispetto all’inglese, quanto perché non di rado si sono impantanati in un linguaggio sin troppo altisonante. Qui, a mio vedere, c’è da tributare un altro elogio a Carpani che è riuscito nell’impresa non facile di scrivere delle liriche di buon peso specifico senza diventare pesante o, peggio, quasi pretenzioso; è un linguaggio, il suo, di concetto ma diretto e questo concorre a snellire le tessiture.
L’idea che anima L’orizzonte degli eventi è quella di un viaggio metaforico lungo l’ ipotetica linea di orizzonte che separa le diverse circostanze che possono verificarsi quando siamo nelle condizioni di dovere effettuare una scelta; dunque, si parla di spazio, di tempo, di conseguenze e pure di quanto tutto ciò possa divenire relativo. A spiegare più compiutamente questi contenuti provvede così la title track, posta in apertura, per mezzo della voce narrante di Efisio Santi.
Esaurito il prologo, l’osservazione prende inizio da Lava bollente, un brano dal ritmo serrato sul quale si inerpica sicura la voce di Alex Carpani; c’è grande equilibrio, un soundscape incalzante intorno ad un testo ficcante, così come per la successiva Fiore d’acqua, basata su un ottimo lavoro della ritmica ed in bilico tra sezioni più romantiche, rotonde ed altre più aggressive.
Un titolo suggestivo per un pezzo suggestivo: Il perimetro dell’anima è una delle tracce più pregnanti dell’album. Su di un avvio electronic si dipana lento il canto, un tappeto di archi prende a salire e su di esso la batteria offre una svolta ritmica importante. Il pezzo vola alto tra ripide discese ed improvvise impennate in un vortice sonoro inarrestabile.
Su di una linea del basso invece si apre Tempo relativo, un altro strappo ritmico di buona fattura, dal testo significativo.
Un arpeggio dal riverbero floydiano introduce Sette giorni, una costruzione in progressivo crescendo, nobilitata nella seconda parte da una cascata di keyboards.
La fine è là si muove tra sonorità oscure, incombenti, quasi claustrofobiche e le parole non sono da meno; il lavoro dei tamburi è incessante, il senso della catastrofe è reso con crudo realismo.
Nel ventre del buio prosegue su di una scansione ritmica molto intensa sino ad un epilogo travolgente mentre l’aura sognante e sinfonica di Le porte conclude il disco con una scelta dei suoni davvero da rimarcare.
Con L’orizzonte degli eventi, Alex Carpani mette a segno un bel colpo. Album da ascoltare !
No. 07
ARLEQUINS
https://bit.ly/2RoPPpI
by Peppe Di Spirito
Dopo una vasta discografia autoprodotta che parte dagli anni ‘90, Alex Carpani si fece conoscere al mondo del progressive rock con l’ottimo “Waterline” del 2007. Dopo quel gioiellino in salsa Genesis sono seguiti altri quattro lavori all’insegna del rock sinfonico. “L’orizzonte degli eventi” sembra segnare una nuova svolta nella carriera di Carpani. Già la title-track, che funge da incipit, fa capire che siamo di fronte a qualcosa di diverso rispetto al passato, con tre minuti di sonorità elettroniche e una voce narrante che spiega scientificamente cos’è l’orizzonte degli eventi. Senza soluzione di continuità “Lava bollente” spinge sull’acceleratore, con ritmi convulsi ed un rock tecnologico che si mescola ad un cantautorato italiano moderno. Ecco, uno degli elementi di novità più importante è rappresentato proprio dalle parti vocali, nelle quali si impegna lo stesso Alex in lingua madre. Altra caratteristica che comincia ad affacciarsi sono gli arrangiamenti più essenziali e meno ricercati rispetto al passato. “Fiore d’acqua” va a strappi, alternando passaggi melodici a soluzioni più robuste. Altri brani, come “Il perimetro dell’anima” e “Sette giorni”, sembrano non distanti dal Fabio Zuffanti visionario di “Ghiaccio”. In “Tempo relativo” addirittura si ha l’impressione di ascoltare un mix di Nirvana e Radiohead; particolarmente vigorosa, invece, “La fine è là”, che va avanti per sette minuti tra chitarre (virtuali) metal, ritmi ossessivi ed effetti elettronici. La frenetica “Nel ventre del buio” precede il finale affidato a “Le porte”, gran bel pezzo di energico pop-rock che non cela un retrogusto vagamente floydiano. In questo contesto i testi assumono ovviamente una rilevanza fondamentale, sono un po’ oscuri ed esistenzialisti e nel loro insieme possono essere visti come un concept ambizioso con riflessioni sulla vita e sulle scelte che questa ci offre al giorno d’oggi. Da un punto di vista musicale è lo stesso Carpani che ci dice quali sono le influenze, derivanti da alcuni dei suoi ascolti degli ultimi anni: Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, Teatro degli Orrori. In questa nuova avventura è accompagnato da una sezione ritmica solida e affiatata formata da GB Giorgi al basso e Bruno Farinelli alla batteria. Qualcuno parlerà, a sproposito, di attitudine prog; la realtà è che questo disco non contiene prog e si distacca nettamente da quanto fatto finora da Carpani. “L’orizzonte degli eventi” è un buon album di sicuro, seppur non originalissimo, ma coraggioso sotto diversi aspetti, dal processo di contaminazione scelto alla voglia di comunicare in maniera più diretta, ma senza perdere un certo spirito di ricerca. Tanto rock, giuste dosi di elettronica ed un po’ di pop avventuroso. È questa la ricetta su cui punta oggi Alex. Ribadiamo la validità del lavoro, ma pensiamo che non a tutti i nostri lettori piacerà.
No. 08
AGENZIA STAMPA
https://bit.ly/2Fwwelb
by staff
ALEX CARPANI
L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI
9 tracce | 51 minuti
Indipendent Artist (Italia)
Distr. digitale Distrokid (U.S.A.)
“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”. C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.
L’orizzonte degli eventi esce con Indipendent Artist (in digitale dal 24 luglio) dopo i due singoli Nel ventre del buio e Lava bollente, è un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona la scelta musicale ma anche il veicolo espressivo della lingua: “Il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese“.
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno, è caratterizzato da sonorità crude e metropolitane, con un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Rispetto all’influenza di Genesis, Yes e Camel della Alex Carpani Band, ma anche rispetto al new prog degli Aerostation, L’orizzonte degli eventi guarda altrove, come sottolinea lo stesso autore: “Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo”.
Suonati da un power-trio affiatato e possente, con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.), i nove brani dell’album sono caratterizzati da un lavoro di sottrazione, di ricerca dell’essenzialità e dell’impatto rispetto alle sonorità romantiche, melodiche e sognanti dei dischi precedenti. “Oggi contano l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare di dire molte cose con pochi elementi“.
Alex Carpani – voce principale e cori, synth, chitarre virtuali, programmazioni
Giambattista Giorgi – basso
Bruno Farinelli – batteria
No. 09
EXHIMUSIC
https://bit.ly/35ylqha
by staff
L’orizzonte degli eventi: l’album della svolta di Alex Carpani
Sonorità contemporanee e d’impatto, testi in italiano e una narrazione rock tra sofferenza, energia e riflessioni
per il disco di svolta del tastierista bolognese, a capo di un dinamico power trio
L’orizzonte degli eventi: il nuovo album Alex Carpani!
ALEX CARPANI
L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI
9 tracce | 51 minuti
Indipendent Artist (Italia)
Distr. digitale Distrokid (U.S.A.)
“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”. C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.
L’orizzonte degli eventi esce con Indipendent Artist (in digitale dal 24 luglio) dopo i due singoli Nel ventre del buio e Lava bollente, è un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona la scelta musicale ma anche il veicolo espressivo della lingua: “Il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese“.
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno, è caratterizzato da sonorità crude e metropolitane, con un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Rispetto all’influenza di Genesis, Yes e Camel della Alex Carpani Band, ma anche rispetto al new prog degli Aerostation, L’orizzonte degli eventi guarda altrove, come sottolinea lo stesso autore: “Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo”.
Suonati da un power-trio affiatato e possente, con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.), i nove brani dell’album sono caratterizzati da un lavoro di sottrazione, di ricerca dell’essenzialità e dell’impatto rispetto alle sonorità romantiche, melodiche e sognanti dei dischi precedenti. “Oggi contano l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare di dire molte cose con pochi elementi“.
No. 10
SYNPRESS44
https://bit.ly/3kaFFWa
by staff
"Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. Un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista". C'è una vita intera in L'orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.
L'orizzonte degli eventi esce con Indipendent Artist (in digitale dal 24 luglio) dopo i due singoli Nel ventre del buio e Lava bollente, è un viaggio interiore all'insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona la scelta musicale ma anche il veicolo espressivo della lingua: "Il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l'album d'esordio di Aerostation del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C'è l'elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E' un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l'inglese".
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all'estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno, è caratterizzato da sonorità crude e metropolitane, con un tema forte, quello dell'emersione del nuovo dalla sofferenza e dall'oscurità. Rispetto all'influenza di Genesis, Yes e Camel della Alex Carpani Band, ma anche rispetto al new prog degli Aerostation, L'orizzonte degli eventi guarda altrove, come sottolinea lo stesso autore: "Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il 'centro' del Rock, spostandomi un po' dalle 'ali' del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c'è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo".
Suonati da un power-trio affiatato e possente, con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.), i nove brani dell'album sono caratterizzati da un lavoro di sottrazione, di ricerca dell'essenzialità e dell'impatto rispetto alle sonorità romantiche, melodiche e sognanti dei dischi precedenti. "Oggi contano l'immediatezza, la potenza e l'efficacia con cui cerco di arrivare all'ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare di dire molte cose con pochi elementi".
No. 11
RADIO CITTA'
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by staff
NEL VENTRE DEL BUIO: IL NUOVO SINGOLO DI ALEX CARPANI
L’altra faccia della nostra esistenza nella canzone che anticipa ‘L’orizzonte degli eventi’, il nuovo album del musicista emiliano in uscita il 3 luglio. Sorprendente rock contemporaneo su oltre 150 store digitali.
“La notte è l’altra faccia della nostra esistenza. Quella in cui non dovremmo quasi esistere, ma solo rimanere in uno stato di incoscienza necessario per il recupero del nostro organismo. Invece la notte ci influenza, e anche di giorno, quando la ricordiamo o mentre l’aspettiamo. Quando, poi, arriva, calando prima il suo fedele servitore, il buio, entriamo ogni volta nell’intervallo tra una fine ed un inizio, in un breve limbo che si ripete in eterno”. Luci e ombre, notte e giorno, fine e inizio: è la riflessione di Alex Carpani sul buio che sintetizza perfettamente lo spirito del singolo Nel Ventre del buio e più in generale dell’imminente nuovo album L’orizzonte degli eventi, in uscita venerdì 3 luglio (in digitale dal 24 luglio) con Indipendent Artist (Italia), distribuzione fisica internazionale Pick Up Records e digitale USA Distrokid.
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo prog-rock contemporaneo avvincente e aggiornato, segna un punto di svolta per lui. Le sonorità tese, metropolitane e immediate, i testi in italiano e i contenuti oscuri e sofferti, sintomo di rinnovamento interiore e non solo musicale, sono la chiave di volta del nuovo disco, che l’autore presenta così: “L’orizzonte degli eventi è un concept album un po’ visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Il tutto ha inizio con la voce narrante di un astrofisico che dà la definizione scientifica dell’orizzonte degli eventi. Da quel momento comincia un viaggio nel quale questa superficie limite diventa la metafora della vita e della relatività di ogni cosa”.
Il singolo Nel ventre del buio sarà disponibile su oltre 150 store digitali come Spotify, Apple Music, iTunes, Google Play, Youtube, Tidal, Napster etc.
Alex Carpani: voce principale e cori, synth, chitarre virtuali, programmazioni
Giambattista Giorgi: basso
Bruno Farinelli: batteria
No. 12
RADIOCONCLAS.IT
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Alex Carpani e il nuovo album consigliato: L’orizzonte degli eventi
L’orizzonte dei suoni contemporanei
L’album pazzesco di oggi è L’orizzonte degli eventi di Alex Carpani, un lavoro pressoché innovativo, di fronte al mercato musicale italiano che si rivela ormai mono nota. Le sonorità contemporanee di Alex Carpani si ascoltano completamente nell’album, una sperimentazione in chiave rock, mischiata a sofferenza, riflessione ed energia. L’album percorre, in nove canzoni e quasi un’ora di ascolto, il sentiero ispirato e artistico del musicista, con la narrazione in italiano del viaggio riflessivo dell’anima. La semantica dei brani è il connubio dei pensieri, di quando l’artista ha riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e sorriso nei momenti belli. Il tema dell’album è quella soglia sul bivio o il confine della vita invasa da sogni e realtà. Come spesso accade nei musicisti, l’idea e il progetto nascono da una controversa luce visionaria attraverso le porte nell’anima.
Biografia:
La sua terra natia è la neutrale Svizzera, da padre italiano e madre francese, un’infanzia passata nel collegio diretto dai genitori avendo la fortuna di conoscere i figli dei più grandi artisti: James Mason, Keith Emerson (ELP), Chris Squire (Yes), Valentina Cortese, Richard Basehart e molti altri. L’infanzia vissuta con queste personalità non fa che plasmare gli accenti del carattere e così Alex Carpani si trova a essere un cantante di successo. Il percorso della gavetta è uguale anche per lui, quindi passa sui palchi di numerosi concorsi musicali, fino a essere uno studente nella Scuola di Mogol (Centro Europeo di Toscolano). Un suo maestro è Stelvio Cipriani e pubblica cinque album distribuiti in Italia e all’estero: Waterline, The Sanctuary, 4 Destinies, So Close. So Far., L’orizzonte degli eventi.
Fonda gli ACB e percorre il mondo a suon di concerti fra USA, Gran Bretagna, Giappone, Brasile e Germania.
Credits di L’orizzonte degli eventi:
Alex Carpani – Voce e cori, synth, chitarre virtuali, programmazioni
Giambattista Giorgi – Basso
Bruno Farinelli – Batteria
Produzione e distribuzione
Indipendent Artist (Italia)
Distribuzione digitale Distrokid (U.S.A.)
No. 13
IL BLOG DELLA MUSICA
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by Silvia
L’orizzonte degli eventi è il nuovo album di Alex Carpani: sonorità contemporanee e d’impatto, testi in italiano e una narrazione rock tra sofferenza, energia e riflessioni per il disco di svolta del tastierista bolognese, a capo di un dinamico power trio
C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.
“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”.
L’orizzonte degli eventi esce con Indipendent Artist (in digitale dal 24 luglio) dopo i due singoli Nel ventre del buio e Lava bollente, è un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona la scelta musicale ma anche il veicolo espressivo della lingua: “Il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese”.
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno, è caratterizzato da sonorità crude e metropolitane, con un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Rispetto all’influenza di Genesis, Yes e Camel della Alex Carpani Band, ma anche rispetto al new prog degli Aerostation, L’orizzonte degli eventi guarda altrove, come sottolinea lo stesso autore: “Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo”.
Suonati da un power-trio affiatato e possente, con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.), i nove brani dell’album sono caratterizzati da un lavoro di sottrazione, di ricerca dell’essenzialità e dell’impatto rispetto alle sonorità romantiche, melodiche e sognanti dei dischi precedenti.
“Oggi contano l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare di dire molte cose con pochi elementi”.
No. 14
SWITCH ON MUSIC
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by staff
“L’orizzonte degli eventi”: il nuovo album di Alex Carpani
“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”. C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.
L’orizzonte degli eventi esce con Indipendent Artist dopo i due singoli Nel ventre del buio e Lava bollente, è un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona la scelta musicale ma anche il veicolo espressivo della lingua: “Il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese”.
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno, è caratterizzato da sonorità crude e metropolitane, con un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Rispetto all’influenza di Genesis, Yes e Camel della Alex Carpani Band, ma anche rispetto al new prog degli Aerostation, L’orizzonte degli eventi guarda altrove, come sottolinea lo stesso autore: “Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo”.
Suonati da un power-trio affiatato e possente, con Bruno Farinelli alla batteria e GB Giorgi al basso, i nove brani dell’album sono caratterizzati da un lavoro di sottrazione, di ricerca dell’essenzialità e dell’impatto rispetto alle sonorità romantiche, melodiche e sognanti dei dischi precedenti. “Oggi contano l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare di dire molte cose con pochi elementi”.
No. 15
PRESSITALIA
https://bit.ly/3moodiK
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L’orizzonte degli eventi: il nuovo album Alex Carpani!
Sonorità contemporanee e d'impatto, testi in italiano e una narrazione rock tra sofferenza, energia e riflessioni per il disco di svolta del tastierista bolognese, a capo di un dinamico power trio
“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”. C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti. L’orizzonte degli eventi esce con Indipendent Artist (in digitale dal 24 luglio) dopo i due singoli Nel ventre del buio e Lava bollente, è un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona la scelta musicale ma anche il veicolo espressivo della lingua: “Il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese“. Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno, è caratterizzato da sonorità crude e metropolitane, con un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Rispetto all’influenza di Genesis, Yes e Camel della Alex Carpani Band, ma anche rispetto al new prog degli Aerostation, L’orizzonte degli eventi guarda altrove, come sottolinea lo stesso autore: “Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, Steven Wilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo”. Suonati da un power-trio affiatato e possente, con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.), i nove brani dell’album sono caratterizzati da un lavoro di sottrazione, di ricerca dell’essenzialità e dell’impatto rispetto alle sonorità romantiche, melodiche e sognanti dei dischi precedenti. “Oggi contano l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare di dire molte cose con pochi elementi“.
No. 16
LA GAZZETTA DELLO SPETTACOLO
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by Susanna Marinelli
Alex Carpani pubblica il suo nuovo cd L’Orizzonte degli Eventi
Nove brani tra rock ed elettronica, pop e ambient ma soprattutto tante emozioni in un gioco caleidoscopico di colori e contrasti, suoni ed atmosfere che si rincorrono e si alternano propagando una grande dose di energia. Questo è L’Orizzonte degli Eventi, quinto album di Alex Carpani.
Particolarmente influenzato dall’incontro con il mitico Keith Emerson, Carpani è un frontman, compositore e pianista di grande talento. Un talento che si è espresso quando era ancora giovanissimo attraverso il buon piazzamento in vari concorsi di composizione nazionali, grazie ai quali ha mosso i primi passi in ambito artistico. Laureato al D.A.M.S. con una tesi di laurea sulla musica di Nino Rota nel cinema di Federico Fellini, che ha vinto il 1° premio della Fondazione Fellini di Rimini, Carpani ha collaborato con nomi illustri del rock progressive internazionale tra i quali David Cross (King Crimson), David Jackson (Van der Graaf Generator), Aldo Tagliapietra (Le Orme), Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, PFM), Lino Vairetti (Osanna) iniziando a pubblicare i propri album nel 2007. Sia da solista che con la sua band ACB, Alex Carpani ha svolto una proficua ed acclamata attività dal vivo tenendo ben 130 concerti in 20 paesi di 3 continenti, inclusi Stati Uniti, UK, Giappone, Brasile, Germania. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alex Carpani per farci svelare i “segreti” della sua nuova e riuscita creatura discografica, L’Orizzonte degli eventi…
L’Orizzonte degli Eventi è il tuo quinto album ma il primo disco interamente in italiano. Come mai questa scelta?
AC - Per la prima volta volevo esprimermi nella mia lingua, senza mediazioni culturali o linguistiche. Volevo essere diretto, schietto, aperto e dare molta più importanza ai testi di quanto non avessi mai fatto in precedenza. E poi questo è un album un po’ esistenzialista, visionario e poetico, dove mi metto anche a nudo e non avrei potuto esprimere tutto questo affidandomi ad una traduzione, alla traduzione delle mie parole, delle mie sensazioni, dei miei impulsi. Le parole che ho scelto non hanno solo un valore semantico, ma anche musicale. Le ho scelte anche per la loro musicalità. Tutto concorre a fare musica in questo disco, anche la grafica e le immagini, alcune tratte da immagini scattate da grandi fotografi.
Hai definito questo tuo nuovo lavoro un album fatto di contrasti. Vuoi spiegare meglio al pubblico che cosa intendi?
AC - I contrasti sono nella musica, che alterna momenti di grande irruenza e potenza a momenti di leggerezza sognante e quasi sospesa, così come anche nei testi e nel registro dell’album, che abbraccia un ampio spettro di umori, stati d’animo ed emozioni, a volte contrastanti, appunto. Questo è un album sulla vita e la vita alterna da sempre contrasti, continuamente, dalla nostra nascita alla nostra morte.
Nel disco c’è pop, rock ed elettronica ma quale sono le tue radici musicali?
AC - Il rock rappresenta sicuramente la mia radice più robusta e ramificata, ma la mia musica è sempre stata intrisa anche di influenze classiche (che si ritrovano spesso nelle strutture compositive e nelle armonie) e di elettronica, che per me rappresenta la sperimentazione, il viaggio verso l’ignoto e la possibilità di tessere mondi sonori sconosciuti. Il pop, invece, è l’ultimo ingrediente arrivato, di recente, diciamo negli ultimi 4-5 anni. Del pop mi interessa l’immediatezza e la semplicità del linguaggio, che sono fondamentali se vuoi che la tua musica arrivi ad un pubblico non solo selezionato e iper-specializzato. Questo non vuol dire, naturalmente, fare cose banali o troppo semplici, ma cercare di lavorare di sottrazione, togliendo gli orpelli per arrivare all’essenza delle cose, cercando di raggiungere un equilibrio fatto di pochi elementi che, alla fine, sono tutti indispensabili, perché sono il frutto di un dosaggio severo fatto a monte.
Durante i mesi di lockdown hai composto della nuova musica?
AC - In realtà, no. La pandemia è arrivata nel momento in cui ero pronto a pubblicare il mio nuovo album, già registrato, mixato, masterizzato, quindi ho dovuto occuparmi soprattutto della pubblicazione, ridisegnando anche le strategie e i tempi del lancio. Questo cd, poi, l’ho prodotto e pubblicato io stesso, come artista indipendente, quindi ho dovuto occuparmi anche di una serie di cose di cui, generalmente, si occupa l’etichetta. Molto del mio tempo, quindi, è stato assorbito da tutte queste cose. Poi ne ho approfittato anche per mettere ordine al mio catalogo passato, dove c’è una discografia che io chiamo DIY (do it yourself), che conta quasi 20 album che ho scritto tra il 1990 e il 2007 e che abbraccia i generi più disparati: dall’elettronica alla new age, dall’electro-jazz alla musica unita alla poesia, dalla musica sinfonica al drum’n’bass, alle musiche per teatro e video. Ho caricato e messo on-line ben 17 albums, con tanto di copertina e scheda descrittiva, su Soundcloud, il tutto accessibile in streaming e completamente gratuito.
Quando speri di tornare ad esibirti dal vivo?
AC - Il discorso è molto delicato e complesso. Credo che prima del tardo autunno-inverno 2020 sarà difficile che riprenda l’attività live, soprattutto nel circuito dei club fino a 150-200 posti, che sono, poi, l’ossatura della musica al di fuori del mainstream, dei reality show musicali, delle grosse produzioni commerciali e della programmazione delle tribute/cover band. Ho paura che molte creature di questo sottobosco scompariranno, non potendo sopravvivere con 10-20 persone distanziate in sala, dove prima ce ne stavano 10 volte tanto. Se spariscono le location dove la musica dal vivo inedita trovava (faticosamente) un piccolo spazio, mi chiedo dove potrà collocarsi dopo… Forse nei festival, in parte, ma i festival si fanno su base annuale e quando ci suoni una volta, non ti richiamano l’anno successivo, così il tutto si complica. E’ un peccato perché questo è un disco che deve essere suonato dal vivo, dato il suo carattere rock, sanguigno e suggestivo. E’ fatto per il live. Oltretutto, i due musicisti che mi accompagneranno sono dei fuoriclasse: Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Mariadele, Il Volo) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, Fabio Concato).
Qual è il brano del cd che ti ha dato maggiormente da fare in fase di registrazione e quale quello che preferisci?
AC - Per fortuna in studio abbiamo finalizzato ciò che avevo già pre-prodotto nel dettaglio nel mio home-studio, quindi si è trattato principalmente di mettere ‘in bella’ il tutto. Avevo già un’idea precisa del sound che volevo ottenere e, per fortuna, la bravura dei musicisti e del mio tecnico del suono di fiducia, Daniele Bagnoli, hanno reso tutto più semplice.
Non c’è un brano che preferisco, perché ogni pezzo mi dà qualcosa di diverso, mette in vibrazione in me emozioni e stati d’animo diversi. “L’orizzonte degli eventi”, poi, è un concept album e ogni canzone è la tappa di un viaggio all’interno dell’esistenza, quindi ogni tappa è fondamentale e contribuisce a creare il mosaico generale.
Se per il tuo prossimo lavoro dovessi avere una guest chi vorresti che fosse?
AC - Ho un sogno impossibile e uno quasi impossibile. Mi piacerebbe far cantare a Roger Waters un mio brano e questo è il sogno impossibile. C’è poi un brano nell’album, che si intitola “Le porte”, che sarebbe stato perfetto cantato in inglese da lui, perché è molto ‘floydiano’. Il sogno quasi impossibile, invece, sarebbe di lavorare ad una produzione insieme a Steven Wilson, con il quale amerei lavorare, invece, al sound, agli arrangiamenti e alla produzione, a tutta la parte musicale insomma.
No. 17
GLOBUS MAGAZINE
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by staff
LAVA BOLLENTE: SI AVVICINA IL NUOVO ALBUM ALEX CARPANI
Il viaggio comincia. Un viaggio all’indietro, un treno che corre come una freccia nella memoria primordiale, squarciandola e portando alla luce ricordi dimenticati (o nascosti) in un terreno bollente e liquido come la lava.
E la notte, con la sua assenza di forme e di confini, fa il resto. La mente che fruga nel passato è come una torcia che illumina una stanza buia, facendo luce su piccole porzioni di spazio, su oggetti e dettagli accatastati alla rinfusa”. Un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona anche la scelta musicale: Lava bollente, il nuovo singolo di Alex Carpani, apre l’imminente nuovo album L’orizzonte degli eventi, marchiando a fuoco la direzione tematica e sonora di questa ambiziosa operazione che vedrà la luce venerdì 3 luglio (in digitale dal 24 luglio) con Indipendent Artist (Italia), distribuito in digitale da Distrokid (USA).
Dopo il primo singolo Nel ventre del buio, con Lava bollente si entra nel vivo di L’orizzonte degli eventi, il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno. Rispetto agli album passati, più vicini a una visione tradizionale del genere, L’orizzonte degli eventi sarà caratterizzato da sonorità contemporanee e metropolitane, con testi in italiano e un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Sottolinea il musicista: “L’orizzonte degli eventi è un concept album un po’ visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Il tutto ha inizio con la voce narrante di un astrofisico che dà la definizione scientifica dell’orizzonte degli eventi. Da quel momento comincia un viaggio nel quale questa superficie limite diventa la metafora della vita e della relatività di ogni cosa“.
No. 18
BEYOND ROCK
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by staff
L`Orizzonte Degli Eventi is an album of rock songs sung in Italian and mixing neo-prog, hard rock, electronic music, alternative rock and pop influences. It’s a kind of visionary and existential concept album about the imaginary line that divides the possible scenarios of our lives, in the moment when we are in front of big life decisions. It all begins with the narrator voice of an astrophysicist who gives the scientific definition of the event horizon. From that moment the journey begins and this boundary surface becomes the metaphor of life and the relativity of all things.
Playlist:
1 L’orizzonte degli eventi [3.13]
2 Lava bollente [4.37]
3 Fiore d’acqua [5.28]
4 Il perimetro dell’anima [6.49]
5 Tempo relativo [5.07]
6 Sette giorni [6.56]
7 La fine è là [7.01]
8 Nel ventre del buio [5.09]
9 Le porte [6.44]
Credits: Written (music and words), arranged and produced by Alex Carpani
Alex Carpani - lead & back vocals, synthesizers, virtual guitars
Giambattista Giorgi - bass
Bruno Farinelli - drums
No. 19
NEWS MEDIA
http://www.newsimedia.net/lava-bollente/
by Pantaleo Tommasi
LAVA BOLLENTE Alex Carpani
Indipendent Artist (Italia) Distr. digitale Distrokid (U.S.A.)
“Il viaggio comincia. Un viaggio all’indietro, un treno che corre come una freccia nella memoria primordiale, squarciandola e portando alla luce ricordi dimenticati (o nascosti) in un terreno bollente e liquido come la lava. E la notte, con la sua assenza di forme e di confini, fa il resto. La mente che fruga nel passato è come una torcia che illumina una stanza buia, facendo luce su piccole porzioni di spazio, su oggetti e dettagli accatastati alla rinfusa”. Un viaggio interiore all’insegna del rinnovamento, un itinerario di catarsi che condiziona anche la scelta musicale: Lava bollente, il nuovo singolo di Alex Carpani, apre l’imminente nuovo album L’orizzonte degli eventi, marchiando a fuoco la direzione tematica e sonora di questa ambiziosa operazione che vedrà la luce venerdì 3 luglio (in digitale dal 24 luglio) con Indipendent Artist (Italia), distribuito in digitale da Distrokid (USA).
Dopo il primo singolo Nel ventre del buio, con Lava bollente si entra nel vivo di L’orizzonte degli eventi, il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all’estero per il suo progressive dinamico, avvincente e moderno. Rispetto agli album passati, più vicini a una visione tradizionale del genere, L’orizzonte degli eventi sarà caratterizzato da sonorità contemporanee e metropolitane, con testi in italiano e un tema forte, quello dell’emersione del nuovo dalla sofferenza e dall’oscurità. Sottolinea il musicista: “L’orizzonte degli eventi è un concept album un po’ visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Il tutto ha inizio con la voce narrante di un astrofisico che dà la definizione scientifica dell’orizzonte degli eventi. Da quel momento comincia un viaggio nel quale questa superficie limite diventa la metafora della vita e della relatività di ogni cosa“.
No. 20
ROCK GARAGE
http://www.rockgarage.it/?p=87375
by Margherita Balzerani
NUOVO LAVORO PER ALEX CARPANI
Si intitola L’Orizzonte Degli Eventi il nuovo album di Alex Carpani, in uscita per Indipendent Artist dopo i due singoli Nel Ventre Del Buio e Lava Bollente. Si tratta di un album che segna una transizione, un rinnovamento soprattutto rivolto alla lingua che per la prima volta è l’italiano, ma anche alle sonorità che non sono più melodiche e romantiche, ma potenti e d’impatto, a tratti hard rock.
No. 21
DONATO RUGGIERO
https://www.donatoruggiero.com/2020/07/03/lorizzonte-degli-eventi-il-nuovo-album-di-alex-carpani/
by staff
L’orizzonte degli eventi – Il nuovo album di Alex Carpani
È uscito, L’orizzonte degli eventi, quinto lavoro solista di Alex Carpani.
È un disco di canzoni rock in italiano con influenze hard rock, elettroniche, alternative rock e pop. Un concept album un po’ visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Il tutto ha inizio con la voce narrante di un astrofisico che dà la definizione scientifica dell’orizzonte degli eventi. Da quel momento comincia un viaggio nel quale questa superficie limite diventa la metafora della vita e della relatività di ogni cosa (comunicato stampa).
La versione digitale dell’album è prevista per il 24 luglio.
Tracklist:
1 L’orizzonte degli eventi 3.13
2 Lava bollente 4.37
3 Fiore d’acqua 5.28
4 Il perimetro dell’anima 6.49
5 Tempo relativo 5.07
6 Sette giorni 6.56
7 La fine è là 7.01
8 Nel ventre del buio 5.09
9 Le porte 6.44
No. 22
DONATO ZOPPO BLOGSPOT
https://bit.ly/2Ebizzn
by
Nel ventre del buio: il nuovo singolo di ALEX CARPANI!
L'altra faccia della nostra esistenza nella canzone che anticipa 'L'orizzonte degli eventi', il nuovo album del musicista emiliano in uscita il 3 luglio. Sorprendente rock contemporaneo su oltre 150 store digitali
Nel ventre del buio: il nuovo singolo di Alex Carpani!
NEL VENTRE DEL BUIO
Alex Carpani
Indipendent Artist (Italia)
Distr. fisica internazionale Pick Up Records
Distr. digitale Distrokid (U.S.A.)
"La notte è l’altra faccia della nostra esistenza. Quella in cui non dovremmo quasi esistere, ma solo rimanere in uno stato di incoscienza necessario per il recupero del nostro organismo. Invece la notte ci influenza, e anche di giorno, quando la ricordiamo o mentre l’aspettiamo. Quando, poi, arriva, calando prima il suo fedele servitore, il buio, entriamo ogni volta nell’intervallo tra una fine ed un inizio, in un breve limbo che si ripete in eterno". Luci e ombre, notte e giorno, fine e inizio: è la riflessione di Alex Carpani sul buio che sintetizza perfettamente lo spirito del singolo Nel Ventre del buio e più in generale dell'imminente nuovo album L'orizzonte degli eventi, in uscita venerdì 3 luglio (in digitale dal 24 luglio) con Indipendent Artist (Italia), distribuzione fisica internazionale Pick Up Records e digitale USA Distrokid.
Il quinto album solista di Alex Carpani, una delle figure italiane più note all'estero per il suo prog-rock contemporaneo avvincente e aggiornato, segna un punto di svolta per lui. Le sonorità tese, metropolitane e immediate, i testi in italiano e i contenuti oscuri e sofferti, sintomo di rinnovamento interiore e non solo musicale, sono la chiave di volta del nuovo disco, che l'autore presenta così: "L'orizzonte degli eventi è un concept album un po' visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Il tutto ha inizio con la voce narrante di un astrofisico che dà la definizione scientifica dell’orizzonte degli eventi. Da quel momento comincia un viaggio nel quale questa superficie limite diventa la metafora della vita e della relatività di ogni cosa".
Il singolo Nel ventre del buio sarà disponibile su oltre 150 store digitali come Spotify, Apple Music, iTunes, Google Play, Youtube, Tidal, Napster etc.
Alex Carpani: voce principale e cori, synth, chitarre virtuali, programmazioni
Giambattista Giorgi: basso
Bruno Farinelli: batteria
No. 23
INDEX MUSIC
https://indexmusic.it/articoli/lorizzonte-degli-eventi-lalbum-della-svolta-di-alex-carpani/
by staff
Sonorità contemporanee e testi in italiano per il disco di svolta del tastierista bolognese, artefice di una narrazione rock tra sofferenza, riflessioni ed energia
“Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà. E’ un album visionario e controverso anche; è passionale, onirico, generoso, malinconico, irruento a volte, romantico ed esistenzialista”. C’è una vita intera in L’orizzonte degli eventi, il nuovo album di Alex Carpani. Un disco di svolta, anche se si tratta di una svolta che arriva da lontano; un disco di novità, dal passaggio a un rock contemporaneo ormai distante dal progressive per il quale il tastierista è noto, alla scelta dei testi in italiano, diretti e sofferenti.
ALEX CARPANI BIO: Nato a Montreux (Svizzera) da padre italiano e madre francese, da bambino nel collegio diretto dai genitori era a scuola con i figli di molte personalità del mondo dello spettacolo, tra cui James Mason, Keith Emerson (ELP), Chris Squire (Yes), Valentina Cortese, Richard Basehart per citarne alcuni. In particolare, l’incontro con Keith Emerson l’ha sicuramente segnato, influenzando le sue scelte e il suo percorso musicale. A 20 anni ha partecipato a diversi concorsi di composizione a livello nazionale, classificandosi ai primi posti (Riccione Onde Rock, Festival degli Sconosciuti di Ariccia, Concorso Clio Genius, Premio Musica Libera), mentre a 24 anni ha vinto una borsa di studio dell’Unione Europea che gli ha consentito di partecipare ai corsi di composizione e arrangiamento di musica da film con Stelvio Cipriani alla Scuola di Mogol (Centro Europeo di Toscolano).
A 26 anni si è laureato in D.A.M.S. – indirizzo musicale con una tesi di laurea sulla musica di Nino Rota nel cinema di Federico Fellini, che ha vinto il 1° premio della Fondazione Fellini di Rimini. A 29 anni si è specializzato in sound engineering con Alessandro Scala (ex ingegnere Fonoprint) alla Fondazione Arte Scenica di Bologna. A partire dalla metà degli anni ‘00 ha collaborato, sia in studio che dal vivo, con alcuni musicisti che hanno fatto la storia del rock internazionale, come David Cross (ex King Crimson) e David Jackson (ex Van der Graaf Generator). Ha collaborato, inoltre, con artisti della scena rock italiana come Aldo Tagliapietra (ex Le Orme), Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, ex PFM) e Lino Vairetti (Osanna).
Dal 2007 ad oggi ha pubblicato 5 album, distribuiti in Italia e all’estero:
Waterline (CypherArts, USA – 2007)
The Sanctuary (MaRaCash Records, Italia – 2010)
4 Destinies (Festival Records, UK – 2014)
So Close. So Far. (MaRaCash Records, Italia – 2016)
L’orizzonte degli eventi (Indipendent Artist, Italia – 2020)
Con la sua band, la ACB, ha fatto circa 130 concerti in 20 Paesi di 3 continenti, tra cui USA, UK, Giappone, Brasile, Germania, suonando nei maggiori festival e rock club internazionali.
Nel 2017 ha formato insieme a Gigi Cavalli Cocchi (Ligabue, Clan Destino, C.S.I., Massimo Zamboni) e a Jacopo Rossi (Dark Lunacy, Nerve, Antropofagus), la band Aerostation con cui ha pubblicato Aerostation (Aereostella/Immaginifica, Italia – 2018). La band ha effettuato concerti in Italia e all’estero, sia in festival che in clubs prestigiosi ed ha aperto in alcune occasioni per P.F.M.. Attualmente Aerostation sta lavorando al secondo album. Oltre all’attività di musicista, Alex Carpani svolge anche quella di direttore artistico in un teatro vicino a Bologna, dove organizza anche rassegne musicali, mostre ed altri eventi culturali.
Giambattista Giorgi: Bassista di talento e dalle solide basi armoniche e tecniche, si è formato in diverse scuole italiane: CPM, AMM, CFM, per poi passare agli studi Jazz al Conservatorio di Bologna e Siena Jazz. Si è laureato a pieni voti in Musica Jazz 1° livello presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna. Ha collaborato con molti artisti della scena italiana e internazionale: Umberto Tozzi, Anna Oxa, Ermal Meta, Anastacia, Biagio Antonacci, Alan Sorrenti, Annalisa Scarrone per citarne alcuni. E’ un musicista molto versatile, capace di esprimersi in molti generi e stili musicali, dal jazz al rock, dal pop al funk. E’ già stato bassista della ACB dal 2011 al 2016, quindi si tratta di un ritorno.
Bruno Farinelli: Batterista dal talento indiscusso, piuttosto noto nella scena nazionale, ha collaborato con tantissimi artisti, tra cui: Elisa, Cesare Cremonini, Gianni Morandi, Andrea Mingardi, Il Volo, Mariadele, Lucio Dalla, John Serry, Gaetano Curreri, Riccardo Fogli, Mietta, Fausto Leali, Ivana Spagna e moltissimi altri. Ha suonato, inoltre, con i chitarristi Mike Stern e Paul Gilbert durante i loro clinic tours italiani ed ha condiviso il palco con i batteristi Gregg Bissonette e Dom Famularo. Musicista dalla grande versatilità, sa esprimersi in moltissimi generi e stili musicali: dal jazz al pop, dal rock al blues, al funk.
L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI: UNA CONVERSAZIONE CON ALEX CARPANI
La funzione della musica non è solo quella di intrattenere o sollevare riflessioni, ma anche di stupire: L’orizzonte degli eventi sorprenderà i tuoi ascoltatori. Come mai questo cambio di rotta?
AC: In realtà il cambio di rotta a livello di stile e di sound era già avvenuto con il mio precedente album So Close. So Far del 2016 e con l’album d’esordio di Aerostation, dal titolo omonimo, del 2018. Semmai possiamo parlare di una nuova rotta che è stata confermata per il terzo album consecutivo. C’è l’elemento, questo sì nuovo per me, del cantare in italiano. Desideravo, infatti, esprimermi nella mia lingua senza mediazioni o traduzioni, perché quello che avevo da dire con questo disco lo volevo dire con immediatezza, in modo diretto e non filtrato. E’ un disco esistenziale che a volte mette a nudo alcuni tratti della mia anima, quindi la scelta non poteva che essere questa. In più, volevo vincere una scommessa, con me stesso prima di tutto: scrivere un album rock, anche hard rock in alcuni momenti, in italiano e che non mi facesse rimpiangere l’inglese.
Chi ti segue con attenzione non avrà potuto non notare il passaggio degli Aerostation: possiamo considerarlo come un trait d’union tra il progressive della Carpani Band e quello attuale?
AC: Aerostation è un vero e proprio progetto musicale, una band creata da me e Gigi Cavalli Cocchi con lo scopo di fare un nuovo tipo di rock: moderno e contemporaneo, con influenze neo-prog, ma anche elettroniche e hard rock in alcuni momenti. Non lo definirei un side-project, né un intervallo tra le nostre attività parallele. Aerostation continuerà e, anzi, sta già per ripartire perché ho già finito da tempo di scrivere, arrangiare e pre-produrre il secondo album, che nei prossimi mesi inizieremo a registrare. La Alex Carpani Band così come l’avete conosciuta, con una matrice sinfonica e classic-prog, ritornerà forse un giorno, ma ora il mio mondo e i miei stimoli provengono dal presente e dal futuro e questa vena ci metterà un po’ prima di esaurirsi.
In questo disco per la prima volta vieni fuori tutto, esci allo scoperto, dalla copertina ai testi in italiano, e anche la band ridotta all’essenziale ti vede al centro. Più che un disco prog alla ELP o Genesis, un lavoro di amore e sofferenza alla Peter Hammill…
AC: Sì, è vero, ci metto la faccia, come si suol dire oggi. La band è un trio, ma è una vera macchina da guerra con Bruno Farinelli alla batteria (Elisa, Cesare Cremonini, Lucio Dalla, Il Volo, ecc.) e GB Giorgi al basso (Ermal Meta, Umberto Tozzi, Anna Oxa, ecc.). Per GB è un ritorno, visto che ha già suonato con me nella ACB dal 2012 al 2016. L’Orizzonte degli Eventi è un disco da suonare live e questa band è fatta per suonare live, quindi speriamo di poter presto suonare live!
Quali sono i nuovi punti di riferimento musicali che ti hanno ispirato o ai quali hai guardato con interesse per questa nuova avventura?
AC: Negli ultimi 3-4 anni nomi come Foo Fighters, Porcupine Tree, Radiohead, Haken, StevenWilson, per citare alcuni esempi, mi hanno stimolato molto di più che non i nomi storici della scena prog. Ho tenuto man mano la barra più verso il ‘centro’ del Rock, spostandomi un po’ dalle ‘ali’ del Prog. Ho ascoltato con più attenzione anche il rock italiano, in particolare gruppi come Il Teatro degli Orrori, dove c’è un connubio molto interessante, secondo me, tra alternative rock duro molto convincente e testi di grande spessore e potere evocativo.
Il fulcro del disco, a differenza dei larghi spazi ai quali ci avevi abituato, è la forma-canzone. Per chi viene dal progressive quali sono le difficoltà di esprimersi con un modulo più immediato e breve?
AC: È un lavoro di sottrazione, ricerca dell’essenzialità e ricerca dell’equilibrio perfetto. Il prog è fatto spesso di orpelli (lo dico in senso buono), quindi si dà molta importanza alle decorazioni e i brani sono molto lunghi perché, appunto, conta molto il mostrare ciò che si è fatto. Nel mio album o, meglio, negli ultimi tre album, per riprendere il discorso iniziale, contano invece l’immediatezza, la potenza e l’efficacia con cui cerco di arrivare all’ascoltatore. La musica e le parole devono essere cariche di significato, intensità e materia prima essenziale. Non intendo diluire, né fare preamboli, ma solo arrivare ad uno spettro più ampio di ascoltatori, non solo quelli iper-preparati ed educati alla musica. Questo non significa fare cose semplici o banali, ma cercare appunto di dire molte cose con pochi elementi.
Il prog-rock nacque come grande espressione di libertà, poi come spesso accade è diventato un canone e persino una trappola: secondo te quali sono le possibili forme di innovazione per un genere così longevo?
AC: È difficile rispondere a questa domanda: il genere, pensando ai musicisti, si può certamente rinnovare, basta avere il coraggio di farlo e non temere di perdere il seguito dei fan. Ma esisterà un pubblico per questo nuovo prog? Il pubblico-tipo è formato all’85% da uomini di età compresa tra i 35 e i 70 anni, con la concentrazione maggiore nella fascia 55-65 anni. Non so quanto questo pubblico sia curioso e disposto a rinunciare a ciò che ama da sempre perché lo riconosce, perché ci si riconosce, perché gli ricorda il periodo della giovinezza, perché si sente parte di un tutto anche attraverso l’amore e l’interesse comune e condiviso per le band che hanno fatto la storia del prog. Io, per quanto mi riguarda, vado avanti facendo le cose in cui credo e senza mentire a me stesso, quindi non ripeterò cose già fatte, né cercherò di solleticare l’attenzione con qualche trucchetto acchiappa-progger. :-)))
Dopo tanti anni di attività, pensi esista l’identikit del tuo ascoltatore?
AC: Non è solo una questione anagrafica o geografica, perché le persone che mi seguono, che comprano i miei cd, che ogni tanto mi scrivono per commentare ciò che hanno ascoltato, hanno tutte in comune una certa sensibilità e questo mi fa molto piacere. Parlo di una sensibilità anche umana, non solo musicale. Sono persone che mi comunicano le cose che hanno sentito e percepito: non si limitano a dirmi ‘mi piace’, mi spiegano anche il perché. Parlando di target di pubblico, ho notato uno spostamento verso un’età più giovane negli ultimi 2 album e, presumo, questo sarà confermato anche con questo nuovo album, che fa registrare un netto aumento del pubblico femminile, forse anche per l’importanza data da me ai testi e perché il concept è anche romantico per certi versi.
No. 24
Progarchives
https://bit.ly/30ZOw5V
by Andrea
"L'orizzonte degli eventi" is the fifth album by Alex Carpani and was released in 2020 on the Independent Artist Record label with a line up featuring Alex Carpani (vocals, synth, programming, virtual guitar), Giambattista Giorgi (bass) and Bruno Farinelli (drums). According to the official website, this is "a kind of visionary and existential concept album about the imaginary line that divides the possible scenarios of our lives, in the moment when we are in front of big life decisions". The overall sound confirms the new course of its predecessor, open to pop and new wave influences, but this time the lyrics are in Italian and in my opinion a good term of comparison could be represented by some of Franco Battiato's recent works like "Dieci stratagemmi" or "Ferro battuto"...
The album opens with 'L'orizzonte degli eventi' (Event horizon) where, on a base of sound effects, the narrative vocals of an astrophysicist give the scientific definition of event horizon, a boundary beyond which events cannot affect an observer. After that, the event horizon becomes just a metaphor to describe some crucial life passages and the relativity of every thing and the first track is just an introduction linked to the following 'Lava bollente' (Boiling lava) where the rhythm rises and you can ride on an imaginary train "running against the grain" through dream and reality, time and memory.
'Fiore d'acqua' (Flower of water) is a dynamic piece that deals with love and nostalgia, the desire to reach a person who is far away from you and the importance of the memories she left behind. Memories that seem like pages of a book written in the wind... Next comes the ethereal atmosphere of 'Il perimetro dell'anima' (The perimeter of the soul), a piece that describes in music and words the strange feelings of a foggy morning and the rising power of an invisible force that shines through the clouds... The nervous 'Tempo relativo' (Relative time) is about time passing by. As As the merciless blade of time comes down, darkness devours light and life while deceiving illusions melt in a storm of emotions... Then it's the turn of 'Sette giorni' (Seven days), a surreal track about the effects of the daily grind on dreams and regrets, freedom and desires.
'La fine è là' (The end is over there) deals with environmental issues. The rhythm is frenzied, the atmosphere tense and threatening while the lyrics evoke the need for a desperate run against the clock to stop the human tendency to self-destruction. What comes after is the aggressive 'Nel ventre del buio' (In the belly of darkness), a kind of invitation to dive in the heart of the night, an advice to look for the hidden side of things to find the right balance between expectations and reality. Then 'Le porte' (The doors) closes the album with its reflective mood and a pinch of spirituality.
On the whole, a good album although very different from Alex Carpani's excellent early works in a more symphonic style.
No. 25
Italian Prog Map
http://italianprogmap.blogspot.com
by the staff
RUNNING AGAINST THE GRAIN
L’orizzonte degli eventi is the fifth album by Alex Carpani and was released in 2020 on the Independent Artist Record label with a line up featuring Alex Carpani (vocals, synth, programming, virtual guitar), Giambattista Giorgi (bass) and Bruno Farinelli (drums). According to the official website, this is a kind of visionary and existential concept album about the imaginary line that divides the possible scenarios of our lives, in the moment when we are in front of big life decisions. The overall sound confirms the new course of its predecessor, open to pop and new wave influences, but this time the lyrics are in Italian and in my opinion a good term of comparison could be represented by some of Franco Battiato’s recent works like Dieci stratagemmi or Ferro battuto...
The album opens with “L’orizzonte degli eventi” (Event horizon) where, on a base of sound effects, the narrative vocals of an astrophysicist give the scientific definition of event horizon, a boundary beyond which events cannot affect an observer. After that, the event horizon becomes just a metaphor to describe some crucial life passages and the relativity of every thing and the first track is just an introduction linked to the following “Lava bollente” (Boiling lava) where the rhythm rises and you can ride on an imaginary train running against the grain through dream and reality, time and memory.
“Fiore d’acqua” (Flower of water) is a dynamic piece that deals with love and nostalgia, the desire to reach a person who is far away from you and the importance of the memories she left behind. Memories that seem like pages of a book written in the wind... Next comes the ethereal atmosphere of “Il perimetro dell’anima” (The perimeter of the soul), a piece that describes in music and words the strange feelings of a foggy morning and the rising power of an invisible force that shines through the clouds...
The nervous “Tempo relativo” (Relative time) is about time passing by. As As the merciless blade of time comes down, darkness devours light and life while deceiving illusions melt in a storm of emotions... Then it’s the turn of “Sette giorni” (Seven days), a surreal track about the effects of the daily grind on dreams and regrets, freedom and desires.
“La fine è là” (The end is over there) deals with environmental issues. The rhythm is frenzied, the atmosphere tense and threatening while the lyrics evoke the need for a desperate run against the clock to stop the human tendency to self-destruction. What comes after is the aggressive “Nel ventre del buio” (In the belly of darkness), a kind of invitation to dive in the heart of the night, an advice to look for the hidden side of things to find the right balance between expectations and reality. Then “Le porte” (The doors) closes the album with its reflective mood and a pinch of spirituality.
On the whole, a good album although very different from Alex Carpani’s excellent early works in a more symphonic style.
No. 26
True Metal
https://bit.ly/3oAxK7s
by Edoardo Turati
Alex Carpani è un gran bella realtà nel panorama della musica italiana. L’altra caratteristica che ha sempre affascinato dell’artista in questione è la sua naturale capacità di mutare sound mantenendo un’anima personale che lo contraddistingue nel panorama tricolore. Cresciuto in Svizzera da padre italiano e madre francese, Alex durante i suoi studi collegiali ha avuto la “fortuna” di poter frequentare figli di grandi artisti come Keith Emerson o Chris Squire, quindi maturare ed affinare il suo percorso musicale e diventare un virtuoso della tastiera. Non a caso la sua passione per il progressive settantiano si manifesta palesemente nei primi tre lavori che sono stati lodati e ammirati un tutto il mondo per la freschezza ma anche, ed in particolar modo, per la capacità compositiva dell’autore. In realtà con 4 Destinies, l’ultimo dei primi tre album, Carpani aveva già intrapreso la sua personale mutazione che si sarebbe concretizzata successivamente nel 2016 con So close, So far in cui il sound abbandona tutti gli stilemi del symphonic prog e si “svecchia” abbracciando sonorità Wilsoniane con contaminazioni di elettronica e composizioni chiaramente di stampo neo-prog.
Siamo arrivati quindi al 2020 con L’orizzonte degli Eventi ed in questo caso la svolta per Alex Carpani è totale. Partiamo proprio dalla copertina che per la prima volta ritrae in bella vista il mastermind italiano con jeans e giubbotto di pelle che fa molto Bruce Springsteen, come a dire “Ehi sono io, ci metto la faccia”. Altra novità è la scelta del cantante: se fino a oggi dietro al microfono si erano susseguiti Aldo Tagliapietra (Le Orme) nel primo disco e successivamente Joe Sal (RedZen, SoulEnginE, Archangel), in questo caso è lo stesso Alex Carpani a occuparsi di tutte le linee vocali. Le novità non finiscono qui ovviamente, perché in questo disco rispetto ai precedenti, tutti i testi sono interamente in lingua Italiana. E il sound? Questa è certamente la novità più eclatante di tutte, perché in L’orizzonte degli Eventi la musica di Carpani dà una brusca sterzata, difatti la proposta è un rock contemporaneo, con forti influenze elettroniche, alternative, che spesso sfiorano addirittura il pop. La domanda che ronza in testa a molti si intuisce facilmente… non saranno troppe queste novità tutte insieme? Effettivamente a un primo impatto si rimane un attimo spiazzati, più volte sono andato a controllare se realmente stavo ascoltando un disco di Alex Carpani. L’artista stesso ha voluto fugare ogni perplessità dichiarando: “Questo album non arriva per caso e non arriva in un momento qualunque. La sua realizzazione è stata una sorta di viaggio di avvicinamento ad una fase di transizione e questo viaggio è durato un anno. Un anno in cui ho riflettuto, osservato, rimuginato, ricordato, immaginato, sognato, gioito, sofferto, pianto e riso. L’album parla di una soglia, di un bivio, di un confine, di una vita divisa tra sogno e realtà”.
Resta il fatto che quello che arriva oggi alle nostre orecchie è qualcosa di diverso, per certi versi inaspettato e richiede tempo per essere metabolizzato. Il nuovo disco di Carpani, se ci concedete il paragone, è una sorta di massa dall’incredibile potere attrattore: quello che si riesce a “misurare” è L’orizzonte degli Eventi, ossia la superfice immaginaria che circonda una sorta di buco nero metaforico. Questo è il concetto che muove tutto il disco di Carpani e che viene raccontato dalla voce di un astrofisico nel primo brano eponimo. Non siamo davanti ad un vero e proprio concept (come tra l’altro ci aveva abituati Alex sino ad oggi) ma come lui stesso racconta, siamo posti davanti a un dilemma esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita, nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte improrogabili.
Dopo l’opener che funge esclusivamente da prologo, si parte rapidamente con la musica vera e propria, quella di “Lava Bollente”, pezzo serrato, elettronico e che molto ricorda il grande Franco Battiato degli ultimi anni. La successiva “Fiore d’Acqua” è un brano caratterizzato da riff di chitarra sporcata dal crunch e dal solito synth onnipresente. Qui sia nella musica sia soprattutto nel cantato di Carpani tornano alla memoria le sonorità dei primi Timoria, quelli del periodo di Renga per intenderci. Abbiamo, quindi, già capito che direzione la musica abbia intrapreso, infatti non succedono grandi cose: la successiva “Perimetro dell’anima” è sempre ricca di elettronica mentre la seguente “Tempo Relativo”, che si apre con un’interessante linea di basso, rimane aderenti alla proposta iniziale. “Sette giorni” ridimensiona un po’ il groove e una voce superfiltrata guida un bridge che spezza in parte un brano sostanzialmente piatto. Nella seguente “La fine è là” il suono si incupisce, il testo molto intenso ci porta su territori ameni e la musica distorta supporta egregiamente il messaggio di disperazione lasciato dall’artista. Sicuramente uno dei brani più riusciti del disco. Siamo arrivati velocemente al penultimo pezzo del disco che è affidato a “Nel Ventre del Buio” brano dal ritmo incalzante, che nuovamente ricorda moltissimo il maestro catanese sia nell’approccio strumentale, sia nei tempi prettamente musicali. Si chiudono infine “Le Porte” del disco, con l’ultimo pezzo lento e risolutivo dove Carpani immagina un dialogo vis a vis con una persona cara e trae le proprie conclusioni sul viaggio intrapreso. Da lodare sicuramente la ricerca di suoni molto particolari e sofisticati, che sono poi la firma vera e propria dell’artista.
Dobbiamo per forza di cose tirare le somme. L’ultima fatica di Carpani ha dalla sua parte sicuramente dei testi molto interessanti ed efficaci nell’essere diretti e immediati. La musica va approcciata in modo totalmente diverso da quello a cui siamo stati abituati sino a oggi e questo potrà far storcere il naso a molti fan abituati a tutt’altro genere musicale. Ma c’è poco da fare, questo è il “nuovo” Alex Carpani che non piacerà sicuramente ai progster più esigenti, soprattutto perché musicalmente siamo lontani anni luce, siamo proprio nell’Orizzonte degli Eventi, pericolosamente vicini al buco nero del music business dal quale abbiamo imparato che difficilmente se ne esce…l’importante è che non sia la musica a pagare il dazio più alto.
No. 27
MAT2020
http://www.mat2020.com/files/MAT2020_OTT19_cge1p34u.pdf
by Evandro Piantelli
Il tre luglio di quest’anno è stato pubblicato “Orizzonte degli eventi”, il più recente lavoro della Alex Carpani Band, gruppo di spicco del pa- norama progressive rock italiano (ma non solo). Un album atteso, che contiene molte conferme e tante succose novità. Ma partiamo dall’inizio. Alex Carpani è uno che ha fatto della musica la ragione della sua vita, essendosi laureato a Bo- logna in D.A.M.S.-indirizzo musicale con una tesi sulla musica del Maestro Nino Rota e, successi- vamente, si è specializzato in sound engineering. Inoltre, negli ultimi 15 anni, ha collaborato con un numero impressionante di musicisti italiani ed internazionali (due nomi fra i tanti: Aldo Taglia- pietra e David Jackson). Il suo gruppo, la ACB, è attivo fin dal 2007 ed ha pubblicato una serie di dischi che non sono passati inosservati nel pur vasto ambito delle uscite del genere progres- sive rock. Il primo lavoro della band, Waterline (2007), pur contenendo molte sonorità anni ‘70, già evidenzia uno stile molto personale, con fre- quenti cambi di tempo ed un uso piuttosto heavy delle chitarre. Stesso discorso si può fare per il successivo The sanctuary (2010), album ancora più orientato verso il progressive. Da notare che in entrambi i lavori le copertine sono state realiz- zate dal grande Paul Whitehead (artista che non
ha bisogno di presentazioni, diciamo soltanto per quei 3 o 4 che non lo sanno che ha illustrato le copertine di Genesis, Van Der Graaf Generator e Orme, solo per citarne alcuni). La band pubblica poi 4 Destinies (2014) e So close, so far (2017), e in quest’ultimo lavoro la ACB comincia a staccarsi dal genere prog, in funzione di suoni più rock (e addirittura post rock).
Nel 2018 Alex si è preso una pausa dalla sua band, per unire i suoi sforzi al batterista Gigi Ca- valli Cocchi (Ligabue, CSI e Mangala Vallis, di cui è uscito da poco l’ottimo Voices) e al bassista Ja- copo Rossi nel progetto Aerostation, che ha visto la pubblicazione di un disco con lo stesso titolo. Il progetto sembra essere tutt’altro che una sem- plice parentesi, perché è in cantiere il secondo lavoro della band. Ma la Alex Carpani Band non è stata messa nel cassetto perché il musicista bo- lognese ha chiamato a raccolta il batterista Bru- no Farinelli ed il bassista Giambattista Giorgi per realizzare il quinto lavoro della ACB che, come ricordavo all’inizio, è uscito il 3 luglio di questo travagliatissimo 2020.
Con Orizzonte degli eventi la ACB si allontana an- cora di più dai primi lavori, realizzando un album che prosegue il discorso iniziato con So close so far e (a detta dello stesso musicista) risente dell’eperienza maturata da Alex nell’ambito del pro- getto Aerostation. Infatti, l’album è caratterizzato da due elementi: è un CD di musica rock (inteso nel senso più ampio del termine) e come tale più immediato e fruibile ed è totalmente cantato in italiano, con testi importanti, finalizzati a sensibi- lizzare l’ascoltatore su determinati argomenti e a far capire quale è il pensiero dell’autore.
Il disco si apre con un brano strumentale sul qua- le una voce recitante spiega il significato scien- tifico del termine “orizzonte degli eventi”, un concetto collegato ai buchi neri, definito come “la superficie limite oltre la quale nessun even- to può influenzare un osservatore esterno”. Ed è probabilmente un’attenta osservazione della quotidianità e delle contraddizioni della nostra società che ha spinto Alex realizzazione di questo disco. Infatti, già nel brano successivo (caratteriz- zato dalla potente intro tastiere-basso-batteria), “Lava bollente” si parla del ritmo frenetico della vita (... un treno che viaggia come un pugno in faccia ...) e della difficoltà a trovare un senso a tutto ciò. “Fiore d’acqua”, invece, inizia in modo più riflessivo, ma poi si apre verso sonorità Ra- diohead, con un testo che ci racconta delle pro- blematiche del rapporto uomo-donna, sempre alla ricerca di un equilibrio, forse introvabile. In “Il perimetro dell’anima” c’è la sezione ritmica sempre in primo piano, che conferisce al pezzo un sound molto “moderno”. “Tempo relativo” (... il tempo è un’illusione che gioca a beffare chi non ce l’ha ...), parla dello scorrere del tempo e della vita che passa senza che (a volte) ce ne accorgia- mo. Un testo molto bello che ci porta a riflettere sul fatto che il tempo è relativo perché dipende da cosa di fa. Impieghiamo bene il tempo e solo allora potremo dire di non averlo sprecato. “Set- te giorni” racconta di una settimana vissuta in modo allucinante fra sogno e realtà, mentre “La fine è là” è la canzone col testo più attuale, che parla della necessità di agire per fermare l’auto- distruzione verso al quale è destinata l’umanità. Non bisogna negare la gravità della situazione, ma agire subito per il cambiamento. Un testo crudo e drammatico, supportato da una musica a tratti ipnotica. Se il profitto continuerà ad es- sere messo al primo posto trascurando il nostro pianeta, l’autodistruzione dell’umanità sarà solo una questione di tempo. Parole su cui riflettere. “Nel ventre del buio” è un pezzo molto tirato che si abbina ad un testo poetico (... e se fossimo pensieri che qualcuno pensa ... e se fossimo i so- gni che qualcuno sogna ...), mentre la conclusiva “Le porte” è un brano che ha ancora come tema il rapporto di coppia.
“L’orizzonte degli eventi” è un disco pieno di cose interessanti. Innanzitutto, per i testi (che nascono a mio avviso dall’esigenza dell’autore di raccon- tarci il suo punto di vista), al contempo poetici ad attuali, con la voce di Alex che non è per niente male. La musica, invece, è volutamente scarna ed essenziale (lontana dal prog dei primi dischi), dove la fa da padrone la sezione ritmica, con le tastiere che non sono quasi mai protagoniste e con la chitarra sobria e non invasiva. È un lavoro che potrà spiazzare chi conosce Alex Carpani e la sua discografia, ma che non potrà essere non apprezzato nel suo complesso.
Avrete capito che il disco mi è piaciuto e che il suo ascolto non mi ha lasciato indifferente. Cre- do che piacerà anche a voi.
No. 28
MLWZ (Poland)
https://mlwz.pl/recenzje/plyty/23286-carpani-alex-l-orizzonte-degli-eventi
by Artur Chachlowsky
Carpani, Alex - L'Orizzonte Degli Eventi
Artur Chachlowski, 24.02.2021
Alex Carpani to świetnie wykształcony włoski kompozytor, klawiszowiec, wokalista, producent, muzykolog i dyrektor artystyczny. Ukończył muzykologię na Uniwersytecie Bolońskim, a pracę magisterską napisał na temat muzyki Nino Roty w filmach Felliniego.
Skomponował pokaźną liczbę dzieł muzyki instrumentalnej utrzymanych w różnych gatunkach i dla różnego przeznaczenia: od new age, muzyki elektronicznej, muzyki symfonicznej, drum'n'bass i electro-jazzu, aż do soundtracków do spektakli teatralnych i filmów dokumentalnych. Od kilkunastu lat realizuje się jednak jako muzyk rockowy i ma w swoim dorobku cztery solowe albumy stylistycznie utrzymane w szeroko rozumianym progresywno-rockowym repertuarze. Dwa z nich - debiutancki „Waterline” (2007) i niezwykle ciepło przyjęty „4 Destinies” (2014) omawialiśmy na naszych łamach i swego czasu prezentowaliśmy w małoleksykonowych audycjach. Tak więc, postać Alexa Carpaniego nie powinna być obca uważnym sympatykom gatunku, tym bardziej, że niespełna dwa lata temu dał się on poznać dodatkowo jako lider konceptualnego projektu Aerostation, który założył z renomowanymi muzykami - perkusistą Gigi Cavalli Cocchim (Mangala Vallis) oraz basistą Jacopo Rossim – i z którym wydał ciekawe wydawnictwo zatytułowane po prostu „Aerostation” (także omawiane na naszym portalu – recenzja tutaj).
Mało tego, w trakcie swojej prężnie rozwijającej się kariery solowej miał okazję współpracować z tak znanymi artystami, jak David Jackson z Van der Graaf Generator, David Cross z King Crimson, Paul Whitehead (grafik wczesnych okładek płyt Genesis), Aldo Tagliapietra z Le Orme oraz Bernardo Lanzetti z PFM. Wraz ze swoim zespołem zagrał blisko 130 koncertów w 20 krajach (w tym Polsce; swego czasu koncertował w Ośrodku Kultury Andaluzja w Piekarach Śląskich) na 3 kontynentach, będąc zapraszanym na najważniejsze festiwale międzynarodowej sceny rocka progresywnego.
W zeszłym roku nadeszła pora na coś nowego. Alex poszedł w nieco innym kierunku. Opracował album zatytułowany „L'Orizzonte Degli Eventi” („Horyzont zdarzeń”) z piosenkami rockowymi śpiewanymi w języku włoskim i utrzymanymi w stylistyce łączącej w sobie neo-prog, hard rock, muzykę elektroniczną, alternatywny rock i piosenkowy pop. To rodzaj wizjonerskiego i egzystencjalnego albumu koncepcyjnego o wyimaginowanej linii, jaka dzieli możliwe scenariusze naszego życia w chwilach, kiedy stoimy przed ważnymi życiowymi decyzjami.
Wszystko zaczyna się od głosu narratora (Efisio Santi), który wprowadzając nas w klimat płyty podaje naukową definicję horyzontu zdarzeń i w tym momencie, po tym trzyminutowym elektronicznym intro, rozpoczyna się fascynująca muzyczna podróż, będąca metaforą życia i względności wszystkich zdarzeń, które w trakcie życia przytrafiają się człowiekowi. „Lava bollente” to utwór utrzymany w żywym tempie, będący dynamicznym wejściem w tę płytę, a zarazem urocze malowanie pejzażu dźwiękowego wokół wnikliwego tekstu. Nagranie „Fiore d’acqua” oparte jest na doskonałej pracy sekcji rytmicznej, utrzymującej równowagę pomiędzy dynamiką, a bardziej romantycznymi fragmentami. „Il perimetro dell’anima” to jeden z najbardziej znaczących utworów na albumie. Rozpoczyna się powoli od mocno elektronicznego podkładu, by po chwili włączyć dźwiękowy dywan 12-strunowych gitar, a następnie imponująca fala dźwięków porywa słuchacza w bardzo przyjemne rozmarzone soniczne otchłanie.
W „Tempo relativo” można odnieść wrażenie, że słucha się mieszanki Nirvany i Porcupine Tree. Arpeggio z pinkfloydowym pogłosem zachwyca w kompozycji „Sette giorni”, w której mamy do czynienia z ciekawą konstrukcją brzmieniową utrzymaną w progresywnym crescendo, uszlachetnioną w swej finałowej części kaskadą dynamicznych klawiszowych dźwięków. Szczególnie energiczny jest jednak temat zatytułowany „Le Fine è là”, który trwa siedem minut i wypełniony jest gęstymi dźwiękami metalowych gitar, dudniącym basem, klaustrofobicznymi rytmami i licznymi elektronicznymi efektami oddającymi lęk przed nieuchronnie zbliżającą się katastrofą. To bardzo sugestywne nagranie. W jego przypadku znów pojawiają się skojarzenia z muzyką pewnego jeżozwierzowego zespołu.
Szalony i mocno rozpędzony utwór „Nel ventre del buio” poprzedza grande finale albumu w postaci marzycielskiej kompozycji „Le porte”. To niesamowicie nośny kawał energetycznego rocka, który nie kryje ewidentnych floydowskich fascynacji i inspiracji. Wysmakowane dźwięki gitar i syntezatorów stanowiące tło dla zapadającej w pamięć śpiewanej przez Carpaniego melodii zbliżają nas do końca tej naprawdę wielce udanej płyty.
Alex Carpani śpiewa na niej (po raz kolejny uświadamiam sobie jak doskonale język włoski komponuje się z muzyką rockową) oraz gra na syntezatorach (w tym generuje też dźwięki na wirtualnych gitarach), a towarzyszą mu Giambattista Giorgi – bas oraz Bruno Farinelli – perkusja. Zaledwie trzech ludzi, a wspaniałej muzyki co niemiara. Z całego serca polecam tę płytę, gdyż te 50 minut (bo tyle trwa łącznie 9 wypełniających ją piosenek) to najprawdziwsza muzyczna uczta dla uszu. Przy pierwszym przesłuchaniu zacząłem zaznaczać sobie utwory, które zwróciły moją uwagę. Plusiki postawiłem przy 5 tytułach. Przy drugim przesłuchaniu pojawiły się dodatkowe dwa. A potem zorientowałem się, że właściwie wszystkie piosenki są godne uwagi i że „L'Orizzonte Degli Eventi” to album praktycznie bez słabych punktów.
Album „L'Orizzonte Degli Eventi” jest pod wieloma względami wizjonerski. I to nie tylko jeżeli chodzi o jego treść, ale i o samą muzykę. W pewnym stopniu przypominać może on kierunek, jaki niedawno na „The Future Bites” obrał Steven Wilson. Być może Alex nie posuwa się aż tak daleko i nie schodzi aż tak drastycznie z rockowej ścieżki jak Wilson, ale wypełniające jego nowy album piosenki w inteligentny sposób łączą to, co najlepsze w kilku odległych od siebie i pozornie niepasujących do siebie dziedzinach, tworząc album pod każdym względem dojrzały, zaangażowany, a co najważniejsze - jednocześnie bardzo chwytliwy i inspirujący.
No. 29
Prog Censor (Belgium)
https://www.facebook.com/progcensor/
by Tibère (Lui Desrousseaux)
L'Orizzonte Degli Eventi
rock progressif moderne – 50:58 – Italie ‘20
On se souvient non sans émotion de la venue de son band le 25 avril 2015 au Festival Prog-résiste à Soignies.
Voici qu’Alex Carpani nous revient en 2020 avec ce nouvel album. Il y est accompagné de GB Giorgi à la basse et Bruno Farinelli à la batterie alors que lui-même s’occupe aussi bien du chant, des claviers, des guitares…
Écoutons donc ce que l’artiste a à nous dire à propos de cet album: «C’est une sorte de voyage vers une phase de transition qui a duré un an. Période durant laquelle j’ai réfléchi, observé, imaginé… Il parle d’un seuil, d’une vie partagée entre rêve et réalité. Il est visionnaire et controversé; il est passionné, onirique, généreux, mélancolique, impétueux, romantique et existentialiste.»
Rassurez-vous, le moustique qui ouvre la plage titulaire n’est qu’imaginaire et permet l’envol en douceur des nappes de clavier (instrument de prédilection de l’ami Alex) soutenant une longue litanie parlée en italien. La transition avec l’enlevé «Lava Bollente» se fait tout naturellement pour nous emmener dans un progressif moderne plus proche de groupes comme Pineapple Thief ou Porcupine Tree plutôt que des grands anciens. Les ambiances romantiques et plus rentre-dedans se succèdent sur «Fiore d'Acqua» et ce pour notre plus grand plaisir. C’est sur une base électronique que débute «Il Perimetro dell'Anima» avant l’arrivée d’un tapis de cordes bientôt suivi d’une batterie offrant un tournant rythmique non négligeable. La basse nous entraîne sur «Tempo Relativo» avant un riff à la guitare qui n’est pas sans me rappeler U2, mais cette impression n’est que passagère. Bel arpège se répétant durant les presque sept minutes du titre, voici «Sette Giorni» où même la pop s’invite pour notre plus grand bonheur. De nouveaux sons électroniques nous accueillent sur «La Fine è Là» où l’atmosphère se fait délétère. Très moderne également la construction de «Nel Ventre Del Buio», le tout sur un tempo ardent. Mais il est temps pour nous de quitter cet album, c’est ce que nous invitent à faire les sons avant-gardistes de «Le Porte» qui se poursuit cependant comme une mélopée.
Un disque qui ne manquera pas de réjouir les fans de progressif moderne, même ceux d’entre eux rétifs à la langue italienne.
Tibère
No. 30
Tempi Duri (Italia)
http://www.tempiduri.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=2195:alex-carpani-l-orizzonte-degli-eventi&catid=17&Itemid=144
by Stefano Bonelli
E' un concept album un po' visionario ed esistenziale sulla linea immaginaria che divide gli scenari possibili della nostra vita nel momento in cui siamo di fronte a delle scelte di campo. Il tutto ha inizio con la voce narrante di un astrofisico che dà la definizione scientifica dell’orizzonte degli eventi. Da quel momento, comincia un viaggio nel quale questa superficie limite diventa la metafora della vita e della relatività di ogni cosa.
Questo è quanto mi ha detto Alex riguardo al disco, che dovrebbe rappresentare una svolta. Ho ascoltato il disco un paio di volte, ed ho potuto constatare che effettivamente ci sono diverse novità in questo quinto lavoro di Alex Carpani artista poliedrico proveniente dalle lande bolognesi, che mette in questo disco tutto il suo lavoro di un anno passato a ricercare nuove sonorità tutte volte (scusate il gioco di parole), a dare una svolta alla sua vita artistica.Una di queste è l’idioma scelto per le sue canzoni, ovvero l’italiano e per chi è abituato a sentirlo cantare in inglese e di certo rappresenterà una sorpresa, scelta a mio avviso azzeccata ma anche giusta forse per l’urgenza diciamo così di far capire i suoi sentimenti ed il suo vissuto di quest’anno, tempo che gli è servito per mettere in musica la sua nuova esperienza.
Un'altra svolta rappresenta il cambio stilistico che musicalmente si sposta verso lidi più moderni aggiungendo anche dell’elettronica che però rimane al servizio delle canzoni, che potremmo descrivere come una sorta d’incontro ideale tra il Battiato sperimentale ed i Subsonica, quindi stiamo parlando di un qualcosa d’inedito che rende questo disco assai interessante da ascoltare,
“L’orizzonte degli Eventi” è un disco drammatico e questo lo si nota nella tensione che si crea durante l’ascolto che viene favorito anche delle nove canzoni che compongono il disco e per questo (almeno a me è successo) che ti viene voglia di ricominciare l’ascolto per farsi avvolgere di nuovo dalla storia e dall’atmosfera particolare che crea questa tensione dalla dinamica nervosa che si coglie forse proprio per quell’urgenza di raccontare le sue cose vissute in questo anno pandemico .Un periodo che a livello creativo è stato forzatamente stimolante costringendo gli artisti a riflettere sulle proprie cose.
IL lavoro è stato curato interamente dallo stesso Alex Carpani che ha curato tutti gli aspetti dalla produzione (ci cui posso dire che si sia stato fatto un lavoro eccelso) alla divulgazione ai vari magazine.Per quanto riguarda l’aspetto grafico del disco forse si poteva fare meglio che mettere una semplice foto la cui ambientazione riflette una certa malinconia, ma non h opotuto fare ameno di notare di una certa somiglianza di un'altra copertina molto simile che potete vedere qui .La voce di Alex ha timbro molto interessante che ricorda per alcuni aspetti Aldo Tagliapietra “delle Le Orme” questo emerge in canzoni quali “Sette giorni”e “La fine è la” dall’inaspettato finale “Vangeliano”mi snento anche di citare anche “Le porte”vocalmente vicino ad alcune cose di Franco Battiato,e forse il pezzo più suggestivo dell’intero lotto.“Nel ventre del buio” ho scorto una certa somiglianza ad alcune cose di Max Gazzè anche se qui parliamo davvero di reminiscenze, anche perché musicalmente i due mondi sono diversi tra loro , ma è certo che questo nuovo lavoro ha diversi spunti interessanti che ci permettono di ascoltarlo co0n la giusta curiosità.
In conclusione “L’orizzonte degli eventi” non il solito disco di musica italiana tutt’altro, una volta tanto (forse più di una diamo pure)fa davvero piacere ascoltare dischi come questo frutto di un lavoro intenso ed importante dove Alex Carpani è riuscito a traferire la sua esperienza in musica e non tutti lo fanno .
Stefano Bonelli
01. L’orizzonte degli eventi
02. Lava bollente
03. Fiore d’acqua
04. Il perimetro dell’anima
05. Tempo relativo
06. Sette giorni
07. La fine è là
08. Nel ventre del buio
09. Le porte
Alex Carpani – voce principale e cori, synth, chitarre virtuali, programmazioni
Giambattista Giorgi – basso
Bruno Farinelli – batteria
No. 31
Street Clip (Germany)
http://streetclip.de/2021/03/12/alex-carpani-lorizzonte-degli-eventi/
by Michael Haifl
Alex Carpani führt seine ALEX CARPANI BAND auf die nächste Ebene. Er übernimmt wieder höchstpersönlich den Gesang, den er noch beim letzten Werk ´So Close. So Far.´ Joe Sal übertragen hatte, und besingt unter dem Banner ALEX CARPANI das fünfte Werk sogar erstmals auf Italienisch. Zusammen mit Giambattista Giorgi (Bass) und Bruno Farinelli (Drums) hat Alex Carpani (Gesang, Synthesizers, Gitarren mit virtuellen Effekten) ´L’orizzonte Degli Eventi´ in Trio-Besetzung eingespielt.
Neun Songs klingen völlig zeitgemäß aus den Boxen, lassen Prog Rock und Alternative Rock zu einem bereits auch nicht mehr allzu neuen New Artrock mit einem gehörigen Anteil an Electronic Music anwachsen. Das konzeptionelle Werk schwebt in Visionen über zusammenführende Linien, die all unsere Lebensentscheidungen verbinden. Die Reise des Lebens wird von der Relativität hinterfragt. Zum Summen und Knistern der Elektronik spricht daher ein Astrophysiker in ´L’orizzonte Degli Eventi´ die Einführungsworte. Zu possierlichen Synthesizern erklingt sodann in ´Lava Bollente´ der krachende New Artrock in der Tradition von PORCUPINE TREE bis RIVERSIDE, eine Reise durch Raum und Zeit, Traum und Wirklichkeit.
Eine Erhöhung der Elektronik lässt ´Fiore d’Acqua´ eher an PURE REASON REVOLUTION denken und weckt konzeptionell den Wunsch, fast vergessene Zuneigung wieder aufleben zu lassen. Die Musik konzentriert sich dabei, der Stilistik entsprechend, eher auf eine Rhythmus-Hook, als in Verbindung mit melodischen Gesangslinien in Schwelgereien zu jubilieren. Noch sehnsuchtsvoller wird hernach ´Il Perimetro dell’Anima´, ehe ´Tempo Relativo´, über das Voranschreiten der Zeit, wenige Sekunden wie LED ZEP, dann aber eher wie NIRVANA on Dope klingt. Bedrohlich wird die Musik letztlich, wenn in ´La Fine è Là´ die Umwelt das Thema ist und alle Türen zu einer Rückkehr, ´Le Porte´, womöglich bald verschlossen werden.
(7 Punkte)
No. 32
Rock Impressions (Italia)
http://www.rock-impressions.com/carpani3.htm
by Giancarlo Bolther
Ecco un musicista che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, da diversi anni è sulle scene con vari progetti, tra prog, elettronica raffinata e rock, ha esplorato diversi generi sempre alla ricerca di un linguaggio personale e distintivo. Questo nuovo album è sintesi ed evoluzione al tempo stesso del suo percorso. Un disco pieno di energia e con un sound futurista, un distillato di essenze che si alimentano delle esperienze passate e guardano avanti. Per certi versi mi sono venuti in mente gli O.R.K., che, come Alex, hanno base a Bologna.
Il disco si apre col ronzio delle api e l’astrofisico Efisio Santi descrive un buco nero, metafora del disco, nel senso che vuole essere un territorio di confine, magmatico, dove dominano forze fuori controllo e questa energia è il motore dei brani proposti. Musica spesso ruvida, ma anche melodica, con testi in italiano che funzionano come orologi, e sappiamo bene quanto sia difficile integrare la nostra lingua col rock. Carpani è riuscito a confezionare un disco di grande impatto, che può attirare i favori di un pubblico aperto a nuovi suoni e capace di apprezzare le contaminazioni.
L’Orizzonte degli Eventi suscita emozioni forti e sono veramente colpito dalla sua profondità. GB
No. 33
Tempi Duri (Italia)
https://bit.ly/3li1Tas
by Roberto Latini
INTERVISTA al TASTIERISTA ALEX CARPANI, PIENO DI ORIZZONTI DA VARCARE
Tempi Duri ha intervistato un multisfaccettato musicista, che suona le tastiere ma guarda alla musica da molti lati. Ricco di esperienze, ha fatto uscire nel 2020 il suo ultimo album solista ‘L’Orizzonte degli Eventi’ che rispetto agli altri si fa apparentemente più semplice, ma dietro cui sta un’attentissima cura che l’artista ci racconta qui. Nella presentazione del disco Carpani scrive: “Non è detto che sia la risposta lo scopo di tutto. Potrebbe essere più importante la domanda e il fatto di essersi posto un dubbio, di aver messo in discussione tutto”. Al di là degli umani dubbi, in realtà dall’intervista traspare una certa sicurezza di Carpani nel pensare la musica, ma anche un profondo feeling verso di essa.
Quale visione ha questo nuovo tuo disco? Presentacelo:
E’ un disco un po’ esistenziale, nel senso che è una riflessione su un percorso umano e musicale, a cominciare dal titolo e dalla metafora che ho usato in questo concept: ‘L’Orizzonte degli Eventi’. In esso si dipana una storia, un viaggio attraverso varie situazioni, emozioni, colori, sfaccettature, dove è spesso presente anche la notte, come elemento di mistero da una parte e consolatorio di grande pace e lucidità dall’altra. La metafora dell’orizzonte degli eventi, che parte da una descrizione scientifica che viene fatta da un astrofisico, ha inizio da una linea invisibile, impalpabile, che pure esiste e la fisica ormai lo ha dimostrato. E’ il contorno di un buco nero, che non può essere visto dall’esterno e, una volta che si finisce lì dentro, non si riesce più a venirne fuori. E’ una linea di demarcazione, di passaggio, insomma, che mi suggeriva una metafora della vita, quando ci troviamo di fronte a scelte di campo, a cambiamenti che sentiamo arrivare o, ancora, a delle mutazioni che ci mettono alla prova, che mettono in discussione il nostro modo di veder le cose, le nostre prospettive consolidate, generando nuove sensazioni ed emozioni. Tutto questo l’ho tradotto in testi riflessivi, a volte con molti chiaroscuri, ricchi di momenti emozionali.
Sono una novità anche i testi in italiano:
Dal punto di vista musicale ho deciso di fare una cosa molto diversa, raccontare una storia nuova con strumenti espressivi nuovi. Una grammatica nuova, a cominciare dalla lingua, avendo io cantato l’album in italiano per la prima volta, perché negli album precedenti mi sono sempre espresso nella lingua inglese, dato che ritengo che la lingua inglese sia perfetta per lo stile rock, per l’amalgama che ha a livello sonoro e per il fatto che le parole stesse sono, in un certo senso, suoni. In alcuni album precedenti ero molto più concentrato sulla musica, tant’è che i testi erano una parte minoritaria del mio lavoro: c'erano magari dei brani strumentali o brano di 7-8 minuti con una minima parte canata. In questo album, invece, ho voluto usare la forma canzone con strofe, incisi, ponti, ritornelli, melodie orecchiabili che ti si ficcano in testa. Attraverso le parole italiane volevo comunicare senza filtri. La scrittura dei testi ha richiesto un tempo molto lungo, nel senso che mentre per la musica ho sempre avuto una certa facilità e velocità di scrittura, anche se poi impiego molto tempo per gli arrangiamenti e la produzione, tendendo a curare tutti i dettagli, per i testi ricordo di essere stato anche tre settimane su un verso, perché non trovavo la sillabazione, la sonorità, il valore giusto di ogni parola. Quindi è stato difficoltoso perché ogni parola scelta ha un peso specifico suo. Non è casuale, come per le note, dove c’è una armonia da rispettare, delle regole ben precise. Le parole in questo disco sono molto importanti e ho cercato un equilibrio tra la parte musicale e la parte testuale. Anche questo è un elemento di novità per quanto mi riguarda.
Pensando al tuo esordio solista con ‘Waterline’ del 2007, che era progressive tradizionalista, questo disco appare anni luce lontano da quello per sostanza ed estetica. Questo è un lavoro più moderno:
Ogni disco ha avuto uno stacco da quello precedente. ‘Waterline’ fu un disco anche molto casuale perché ho scritto quell’album, che inizialmente doveva essere strumentale, durante la convalescenza seguita ad un incidente, nel quale mi sono rotto la caviglia. Avevo un gesso, ero immobilizzato. Un lockdown ante litteram, insomma. Mi sono messo a scrivere l’album e quando l'ho finito mi sono detto: “Perché non proviamo a mandarlo ad Aldo Tagliapietra delle Orme?”. In quel periodo mi ero messo a riascoltare Le Orme, che avevo visto in concerto anni prima. Aldo mi rispose (non immaginavo che si sarebbe preso la briga di rispondermi) e mi scrisse che lo trovava molto bello e interessante e che voleva mettermi in contatto con una piccola etichetta di Los Angeles. Da lì è nato tutto, perché poi a Los Angeles ci sono andato, ho conosciuto Dan Shapiro, il produttore e Paul Whitehead, che ha fatto la copertina. Aldo ha, poi, cantato nel disco e lo abbiamo anche suonato dal vivo un paio d'anni dopo, facendo diversi concerti in Italia e all'estero, suonando sia i pezzi di ‘Waterline’, sia alcuni delle Orme. Ma come dicevi bene tu, quello di “Waterline” era un rock sinfonico abbastanza retro, volutamente retro. ‘The Sanctuary’ che è venuto dopo, invece, è un album molto tecnico, molto virtuosistico, dove ero molto concentrato sulle mie parti tastieristiche. Potrebbe sembrare un po’ alla Wakeman, con le tastiere al centro di tutto. In quella fase avevo bisogno di esprimermi in quella maniera, di perlustrare tutti gli angoli delle possibilità sonore del mio strumento. Poi c’è stato ‘4 Destinies’, che è diverso perché ci sono quattro suite molto lunghe, di un quarto d’ora l’una, con il sax di David Jackson, all'inizio di una fase di collaborazione con lui sia in studio che nei concerti, un po’ in tutto il mondo. Dal 2011 al 2015 abbiamo suonato in giro sia la mia musica che quella dei Van der Graaf Generator, riarrangiata dalla mia band. E poi c’è stato il primo album della svolta, ‘So Close. So Far’, del 2016. Una svolta stilistica molto netta.
Forse di questi, ‘So Close. So Far’ è il più vicino all’ultimo non solo temporalmente, ma per la modernità che contiene:
Si, anche se va ricordato che in mezzo c’è stato l’album degli Aerostation (ndr 2018), il progetto che ho con Gigi Cavalli Cocchi (ndr batterista). Un progetto diverso, nel senso che è un rock elettronico, diciamo di matrice neo-prog. “L'Orizzonte degli Eventi”, invece, è un disco di rock, non saprei come altro definirlo. Ci sono delle influenze che vanno dall’hard rock all’elettronica, a qualche tinta neo-prog. C’è qualcosa anche di new wave, volendo.
Questo disco è privo di assoli:
Esatto. Tutta l’attenzione è posta sull’essenzialità. Ho lavorato molto di sottrazione, non di addizione, cercando di dire più cose possibili con meno elementi possibili e così facendo ogni elemento diventa molto importante, decisivo. Non puoi sbagliare uno degli ingredienti. Anche la line-up è ridotta al minimo: è un power-trio. Bruno Farinelli è un grandissimo batterista, uno dei migliori batteristi italiani. Quando si facevano le tournée fino a due anni fa, era in tutto il mondo con Il Volo e prima con Lucio Dalla, Cesare Cremonini, Elisa, Mariadele, insomma tante collaborazioni importanti. Con Giorgi avevo già collaborato, avendo lui suonato nei miei dischi e fatto con me concerti; un bassista di grande talento, molto versatile, anche lui con collaborazioni importanti (Umberto Tozzi, Anna Oxa, Ermal Meta, ecc.). Loro sono entrati molto bene nel mood di questo disco. Io normalmente lavoro in questo modo: non abbozzo solo i pezzi, ma li scrivo dall’inizio alla fine e scrivo tutte le parti, anche quelle di batteria, di basso, di chitarra, tutti gli strumenti insomma; faccio già la pre-produzione molto avanzata, che poi è da finalizzare in studio. Quindi i musicisti che lavorano con me si trovano delle parti già scritte e ovviamente danno il loro tocco e la loro interpretazione, che è molto importante e che fa la differenza naturalmente. Come dicevi tu, non c’è molto spazio per gli assoli in questo album e anche come durate, si tratta di canzoni relativamente brevi, sui cinque minuti. Tutto molto compresso, molto intenso, da ascoltare tutto d’un fiato.
Sento che i testi vivono una certa urgenza. Musica più di testa, emotività nelle parole:
E’ vero che c’è una parte cerebrale, più mentale nella musica, mentre il testo spesso è di stomaco, più istintivo. Comunque musicalmente volevo che fosse tutto molto incalzante a livello ritmico. Volevo che la musica avesse chiaroscuri e sonorità contrastanti e che fosse qualcosa che ti arriva un po’ come un pugno nello stomaco. Una musica molto diretta, con dei momenti tesi a livello ritmico e di velocità, e anche di dissonanze.
I pezzi scorrono molto fluidi. A renderli fluidi secondo me è l’ottima metrica delle liriche in associazione al drumming liquido:
Elemento importante è la ritmica molto presente, che detta spesso i tempi e allo stesso tempo non sovrasta. Anche la fluidità di cui parli è una delle conseguenze delle semplificazioni che ho voluto fare, togliendo tutte le sovrastrutture tipiche del prog per arrivare all’essenzialità, all’essenza del messaggio. E’ una cosa che richiede paradossalmente più tempo e fatica. Il musicista prog fa cose dove la tecnica ha una certa importanza, magari in una maniera un po’ più sinfonica, che gli viene naturale. Per me è relativamente più facile scrivere un pezzo strumentale di otto minuti, mentre dire delle cose in tre minuti e mezzo usando pochissimi colori della tavolozza espressiva, è molto più difficile. Però è la parte che mi è piaciuta di più, è quello in cui mi riconosco di più in questo momento, perché voglio essere più diretto. Una cosa che mi ha dato molta soddisfazione è il fatto che questo disco è stato notato ed apprezzato anche da molte persone che non hanno niente a che fare col Prog. Sono incuriositi, si ricordano le melodie e questo vuol dire che è stata una cosa abbastanza trasversale. Lo vedo come un aspetto positivo questo.
L’orecchiabilità può sfociare nella bassa commercialità, non ti pare di essere al confine con la musica leggera, su di un limite che ti mette a rischio di cadere in quel versante?
Ci sono degli artisti che sono stati tutta la vita sul limite e la loro caratteristica è stata restare sul limite, quindi potrebbe anche essere che uno stia sempre ai bordi e trovi il proprio equilibrio proprio lì. Non so se continuerò in questa direzione, forse farò cose ancora diverse. Ti posso dire che in questo album è stata data molta importanza anche alla grafica e alle immagini. C’è stato un lavoro approfondito di ricerca di immagini abbinate ad ogni canzone, che poi diventeranno anche delle videoproiezioni durante i concerti. Ovviamente il Covid ha bloccato tutto. Speriamo di poterlo fare in futuro. Credo che nell’aspetto live delle videoproiezioni, ascoltando e 'guardando' questa musica, si avrà una dimensione un po' più teatrale. Quindi credo che si potranno cogliere dei dettagli che non sono tipici della musica commerciale pop. Sarà una specie di terza dimensione che aiuterà ad entrare in questo concept, nel piccolo viaggio che ho narrato. Le strade che si intraprendono verso il futuro sono sempre imprevedibili.
In questo momento, insieme ad altri musicisti anche stranieri, sto lavorando ad un progetto di cui daremo informazione più avanti. Si tratta di un progetto rock sinfonico, quindi un ritorno a terre che ho già battuto. Può darsi che io mi muova entro binari paralleli.
Sul tuo desiderio di cambiare e metterti alla prova in altri ambiti, possiamo aggiungere che visto che la musica non si vende più, chi fa dischi lo fa solo per il proprio piacere? Per hobby? Noi ascoltiamo, ma voi non guadagnate:
C'è una buona parte di musicisti che fa musica perché ha l’esigenza di farla, perché essa fa parte della loro vita ed è uno dei modi che hanno di esprimersi, quindi non possono farne a meno. E’ chiaro che se il mercato in un certo momento non li considera, se il sistema li considera anti-economici, questo li amareggia, però vanno avanti comunque. L’artista ha bisogno di esprimersi, è una urgenza che non si può ignorare. Il problema è che adesso manca l’altro elemento: l’artista ha bisogno anche di confrontarsi con qualcuno che lo ascolti e gli dia un ritorno, che dia un feedback di energia ed emozioni, positivo o negativo che sia. E’ questo che adesso non c'è e che crea una distanza difficile da colmare. In questo momento siamo in un vuoto molto preoccupante, perché siamo staccati dal resto del mondo. Molti musicisti si stanno buttando sulla scrittura ed è quello che ho fatto anch’io, perché ho pubblicato l’anno scorso questo album, in piena pandemia, a luglio; poi ho finito di scrivere il prossimo album di Aerostation, che uscirà forse quest’anno. E sto scrivendo quest’altro album del progetto con vari musicisti di cui ti parlavo prima. Quindi siamo al lavoro, ma nella bottega. Sarebbe importante capire se ci saranno degli spiragli e, soprattutto, la possibilità di programmare qualcosa a livello di concerti. Programmare sarebbe la cosa più importante se fra sei mesi o un anno potrà ripartire tutto. Poi con le tecnologie di oggi forse dovremo trovare altri metodi espressivi. E' chiaro che lo streaming digitale, che sia in diretta o in differita, è uno strumento suggestivo, ma va gestito in un certo modo, perché rischia di disperdersi, rischia di essere un usa e getta. Sono indeciso se farlo. Penso di fare qualcosa, ma sto ancora pensando come. La cosa interessante di questo sistema è che si possono avere delle sorprese impreviste a livello numerico, nel senso che magari al concerto prima facevi fatica a far venire 150/200 persone a vederti, mentre se fai una cosa online nel circuito delle persone che ti seguono in Italia e all'estero, magari si collegano 3.000 persone... Questo deve far pensare che, forse, è cambiato il nostro modo di ragionare sulla produzione artistica e sulla fruizione. E’ chiaro che i mezzi sono diversi, quindi non ti puoi porre nel video come ti poni sul palcoscenico: i tempi sono diversi, perché in presenza c’è una fisicità, c’è una spazialità che non c’è nel video. In video devi fare broadcasting, devi cioè diffondere un contenuto che abbia dei tempi di fruizione molto diversi. Quindi l’artista deve imparare a produrre le cose in modo differente, essere bravo a confezionarle in tempi diversi, nel senso che ha pochi minuti a disposizione in cui deve catturare l’attenzione dell’ascoltatore e se nei primi dieci secondi non lo interessa, lo perde. E’ un’arma a doppio taglio, perché bisogna riuscire a far le cose senza snaturarsi troppo, però cercando di approfittare anche di queste opportunità. Non dico che sarà la strada del futuro, dico che sarà la 'strada b' tutte le volte che avremo dei problemi come quello che stiamo vivendo. Quando ce ne libereremo non è detto che ce ne liberiamo una volta per tutte, quindi dovremo stare attenti a non perdere il contatto con l’esterno.
Nella metrica del cantato ci sento Battiato; ma per la tua tonalità e un certo modo di cantare, ci sento anche Di Giacomo del Banco Mutuo Soccorso:
Intanto essere accostato a dei nomi così importanti non fa che lusingarmi. Sono artisti che ho apprezzato, ma che non ho mai seguito più di tanto. In realtà non sei il primo che lo dice, quindi evidentemente ci sono ogni tanto delle sintonie che si creano. Dei déjà vu sonori o visivi, come quando un regista ti ricorda un altro registra, il che non vuol dire che si sono copiati a vicenda, ma che si è usata una stessa chiave di lettura, stessi metodi espressivi, magari casualmente. Credo che sia interessante questa tua osservazione, perché dà una connotazione a questo album che, comunque, è nel rock in italiano, pur avendo uno stile che è più anglosassone.
Però nel tuo modo di cantare c’è anche l’Italia musicale:
C’è qualcosa di italiano nei testi, non solo perché sono cantati in italiano, ma nella tecnica della scrittura e della metrica. Io, poi, nel mio stile uso molte vocali aperte: molte parole vengono cantate con note molto lunghe, perché amo anche l’uso della voce un po’ come se fosse uno strumento e, quindi, la nota lunga e aperta mi piace. La nostra lingua è ricchissima di parole con vocali, cosa che in inglese è più difficile trovare e io ne ho approfittato. I testi italiani a volte sono molto più ricercati di quelli inglesi perché noi diamo un valore semantico che ci porta ad interpretare, a decodificare dei significati nelle canzoni e, quindi, sì, si perde talvolta l’attenzione rispetto alla musica.
Diciamo che nel tuo comporre non sei stato un pittore che ha aggiunto colore, ma uno scultore che ha tolto materiale, diversamente dai lavori progressive del passato:
Si tratta di una scrittura attenta all’armonia e all’arrangiamento, oltre che alla produzione. Se sapessi quanto materiale ho scartato rispetto a quello che tengo: sono un rapporto di uno a dieci. Parlo di passaggi che sul momento scrivi, che però non ti convincono del tutto. Magari è la soluzione più rapida, ma tu sai bene che ci dovrai mettere del tempo, disfare tutto, ricominciare. E verrà qualcosa di migliore, quasi sempre è così. Quindi per me vale la regola di non accontentarsi mai ed essere molto esigente e soprattutto, cosa che uso sempre come metodo per me stesso, prendere tempo. Il tempo è un professore severissimo che non ti perdona, nel senso che quando tu riascolti una cosa tua a distanza di tempo, se ti convince ancora, ti piace ancora come prima, allora probabilmente hai fatto una cosa buona. Se riascoltandola ti rendi conto che eri incoerente, i nodi vengono al pettine. Quindi spesso lascio decantare un po’ le cose, poi le riprendo in mano per finalizzarle. E questo mi è sempre servito molto. La semplificazione in questo ultimo lavoro c’è, però è sempre una semplificazione pensata, in cui c’è un'architettura di base che la porta avanti, e non una semplicità fine a se stessa, sennò sarebbe banale.
Come decidi cosa togliere ed aggiungere. Come decidi che il pezzo è finito?
Qui si entra nella bottega, cioè nel come nascono le cose. Dipende dai brani: diciamo che per quanto mi riguarda, ogni composizione deve avere un suo equilibrio, nel senso che l’insieme ed anche le singole parti devono avere una tensione di equilibrio proporzionata al fluire della musica. Questo ti porta a capire automaticamente quando il discorso si è esaurito. Non c’è una regola fissa. La struttura compositiva ti dice quando il brano deve morire. Nel mio caso io parto dalla musica, ma molto spesso canticchio la melodia. Nella prima versione dell’album c’è sempre un cantato in inglese inventato, che registro sulla musica e che mi serve per capire se la melodia vocale funziona o se ha bisogno di ritocchi. Capisco così se ha la metrica giusta, la sillaba e l’intonazione giusta, se le rime devono avere un certo tipo di assonanza. Ciò mi porta anche a fare delle modifiche a livello musicale. La musica nasce da sola e alle parole ci penso dopo. Anche se, altre volte, nascono insieme perché mentre scrivo la musica, quella che sarà una strofa mi viene già in mente, cioè mi viene in mente come la canterò e scrivo, quindi, la musica andando al servizio di ciò che canterò. E’ interessante perché una volta che cominci non sai mai dove andrai a finire. E’ chiaro che devi scegliere i tuoi ingredienti iniziali, di partenza, come quando dici che vuoi fare un pasto “a base di pesce” ed è chiaro che il pesce deve ricorrere nelle varie portate. Io decido di fare un disco con certe sonorità e, quindi, già dall’inizio decido quali suoni e strumenti userò. Non è che ad ogni brano cambio tutto, altrimenti ci sarebbe discontinuità. Mi costruisco non un recinto, ma un perimetro d’azione dentro cui mi muovo. Poi questo perimetro può avere delle variazioni anche inaspettate. Per esempio, in un brano come ‘Il perimetro dell’Anima’, che è venuto fuori in maniera molto diretta, le parole sono venute fuori molto in fretta perché era una cosa un po’ metafisica. Cioè, quando mi sono messo a immaginare questa cosa che potesse delimitare anche visivamente dove finisce l’anima, l’idea mi affascinava molto ed era un po’ in sintonia con il concept dell’album, con l’orizzonte degli eventi, appunto, dove anche lì c’era una linea immaginaria tra i due mondi che non si possono vedere, non si possono mettere in contatto. Naturalmente ci sono anche dei brani un pochino più complessi nella loro genesi.
Quali sono i tuoi gruppi di riferimento del disco, e quali i tuoi personali:
Non ci sono gruppi di riferimento del disco. C’è un disco che può essere anche il frutto, in alcuni suoi elementi, di una fase, di un periodo in cui sono interessato da una certa musica piuttosto che da un’altra. Il mio ascolto degli ultimi dieci anni è andato sempre più verso il contemporaneo, che verso il prog classico. Verso il rock moderno, quindi dai Porcupine Tree a Steven Wilson, Pineapple Thief, Opeth. ma anche Pain of Salvation (tra l’altro, sono stato in contatto con Daniel Gildenlöw, il leader della band, con cui anni fa si era paventata la possibilità di fare qualcosa insieme). Mi interessano sempre di più gli artisti con un linguaggio molto contemporaneo, insomma. A livello italiano mi è interessato un certo rock raffinato come quello de il Teatro degli Orrori e mi piaceva di loro il connubio potentissimo tra i testi e la musica. I loro testi sono vere poesie, perché Pierpaolo Capovilla è un poeta, oltre che essere un cantante. E la loro musica è un rock molto robusto, molto duro, ma molto convincente, alla Red Hot Chili Pepper in alcuni momenti, che mi piacciono molto, oltre ai Foo Fighters. In passato, invece, mi sono ispirato ad altre cose: ELP, Yes, Genesis, anche per storie personali, avendo conosciuto Keith Emerson quando ero bambino, cosa che mi ha portato a suonare le tastiere, o come Chris Squire, perché le sue figlie venivano nella scuola dei miei genitori. Avevo sette anni ed era l’epoca in cui stavano registrando a Montreux in Svizzera, dove io abitavo. Mio fratello, che è più grande di me di dieci anni, ha avuto molta più fortuna perché lui aveva già tutti i loro dischi e se li faceva autografare da loro. Andò addirittura in studio con loro ad assistere ad alcune registrazioni e credo che abbia assistito ad una delle session di ‘Awaken’. Quindi, insomma, anche gli Yes mi hanno sempre interessato molto.
E del metal segui qualcosa?
Ho sentito negli anni delle cose un po’ sparse: Iron Maiden, Megadeth, Metallica fino a cose più recenti. Anche il Nu Metal di alcuni anni fa non mi dispiace, così come il Prog Metal: ultimamente mi sono piaciuti gli Haken e li ho seguiti parecchio. Li trovo un gruppo con un grandissimo equilibrio, non sono appiattiti sui virtuosismi alla Dream Theater, che pure ho seguito e visto nei concerti, stufandomi dopo un po', però. Gli Haken sono musicisti molto talentuosi e ognuno riesce a fare emergere la sua personalità. Diego Tejeida è anche un grande produttore, molto bravo nella cura dei suoni. Mi piacciono anche i Frost e sono attento più che altro alla scena Prog-Metal degli ultimi anni, quindi anche a gruppi come i Leprous.
Per altri accostamenti mi sono venuti in mente la New wave anni ottanta che hai già nominato come ispirazione, ed i Subsonica. Quanto è rock questo tuo disco? E quanto è sperimentale?
C’è una sperimentazione molto importante, una sperimentazione che mi permetto di sottolineare: nel disco non suona una sola chitarra vera. Tutte le chitarre che tu senti sono delle chitarre che ho creato in maniera virtuale, creandomi un impasto sonoro particolare che parte da un suono semplice, che viene lavorato attraverso diversi effetti ed è un mix tra una chitarra distorta e un synth un po’ acido. Questo impasto sonoro dà l’idea delle powerchord, dà l’idea della chitarra distorta, dei muri di suono di cui avevo bisogno e che volevo e anche la scrittura è partita da lì. Ho scritto i brani e le parti pensando di suonarle in questo modo, tant’è che sostanzialmente non ci sono parti di tastiere, al di là di alcuni accompagnamenti di archi e poco altro, perché in questo disco il mio modo espressivo voleva essere quello. Se vogliamo, la sperimentazione è stata questa e per un tastierista come me, mettersi a fare un disco dove praticamente non si sentono le tastiere e ci sono solo chitarre, ma non ci sono nemmeno le chitarre, beh... insomma, è una cosa un po’ particolare. E’ stato un po’ un gioco di prestigio.
E’ un rock che evita di diventare ruvido, talvolta è anche tranquillizzante. Ma i due pezzi finali ‘NEL VENTRE DEL BUIO’ e ‘Le PORTE’ sono i due episodi più tesi e secondo me anche più espressivi. Cosa li ha portati alla luce?
Già nel titolo ‘Nel Ventre del Buio’ si presenta come un viaggio attraverso i misteri della notte. Quindi essere nel ventre del buio vuol dire essere al centro di qualcosa di cui non riconosci i contorni. E' lo smarrimento totale, il disorientamento. Poi nel testo, nell’evolversi della canzone, le cose ritornano a posto, si ritrova la familiarità, si ritrova l’equilibrio delle cose, non il lieto fine, ma nemmeno una disperazione fine a se stessa. E’ uno dei due singoli ed è andato anche bene nei circuiti che non c’entrano niente con il Prog. Invece il brano conclusivo ‘Le Porte’, forse il brano più Prog del disco, quando l’ho finito e cantato mi ha fatto venire in mente che, se io fossi un ascoltatore, penserei a qualcosa che ricorda Roger Waters. Qualcuno in un'altra intervista mi ha chiesto con chi avrei voluto collaborare e io ho detto che un sogno molto difficile da realizzare, ma interessante, sarebbe stato lavorare con Steven Wilson, anche se dopo aver sentito le sue ultime produzioni, forse quello di oggi no: direi lo Steven Wilson di sette/otto anni fa. E l'altro sogno, sicuramente impossibile, sarebbe di far cantare ‘Le Porte’ a Roger Waters. Secondo me, se questo brano fosse cantato in inglese da lui sembrerebbe un pezzo suo. E’ stata una casualità, ma mentre lo cantavo mi era venuto in mente il dubbio se farlo come unico brano in inglese del disco, o addirittura, farne due versioni. Poi ho pensato di no, per essere coerente col discorso fatto fin lì e, quindi, chiudere in italiano. Il fluire della musica mi portava verso certi territori del periodo floydiano in quel pezzo.
Da quale di questi pezzi ti senti più rappresentato? Qualcuno di essi ti prende più emotivamente?
‘Le Porte’, che chiude questo viaggio. E’ un po’ il sunto delle cose dette fino a quel punto e lo trovo abbastanza lirico, intenso; mi dà molte emozioni ascoltarlo e me ne darà quando lo potrò cantare. Sicuramente è un brano a cui sono molto affezionato. Così come sono affezionato a ‘Il Perimetro dell’Anima’ e al suo ritornello. Ricorda anche un certo cinema, alcune visioni, alcune scene, per esempio, di angeli che cadono. Si potrebbe pensare a Wenders, a Fellini; il mondo è quello, un po’ onirico.
Sembra che il tema dell’album sia un bisogno di fermarsi a riflettere su chi siamo davvero nelle cose della vita, ma in fondo non emerge cosa tu sia nel tuo profondo e a cosa credi tu:
Questo era in un certo senso voluto, nel senso che sono dei sogni ad occhi aperti. Questo elemento onirico, che c’è un po’ in tutto il disco, visionario, esistenzialista, voleva essere una chiave interpretativa per tante persone. Non volevo essere autobiografico e descrivere momenti della mia vita o come vedo io certe cose, quanto lasciare delle porte aperte e in effetti il disco si conclude con ‘Le Porte’... In quel testo si parla di una vita in cui le porte non esistono più, quindi si può entrare e uscire liberamente, perché viene meno il concetto di quello che le porte devono racchiudere. Il mio scopo era appunto questo, cioè creare degli scenari, dei percorsi, dei piccoli viaggi. C’è spesso l’elemento della notte, di come essa viene vissuta, di cosa può portare a livello inconscio e della sua natura indecifrabile. C’è anche l’elemento del viaggio e dello spostamento, dove il treno ricorre spesso. In ‘Sette Giorni’ c'è una settimana vissuta perdendo sé stessi, per poi alla fine ritrovarsi, compiendo un cerchio che può essere il cerchio di un'esperienza, in cui ci si può ritrovare quando si ritorna nel punto da cui si è partiti; un momento in cui si vuole assolutamente cambiare tutto, fare cose nuove, fare cose diverse, poi alla fine ci si rende conto che tutto ciò che si stava cercando c'era già e si ritorna al punto di partenza, appunto. Oppure ‘La fine là’, che è un brano un po' 'militante', nel senso che è contro la distruzione ineluttabile del nostro pianeta. ‘La fine là' vuol dire che è già là, che la possiamo già vedere. Non è che se non cambiano i nostri comportamenti “potrebbe” succedere. No, vediamo già il muro lì in fondo e ci stiamo andando a schiantare. E il muro da diversi anni è già visibile ed è sempre più grande, è sempre più vicino. E’ una cosa volutamente forte questa, forse è la prima volta che ho fatto una cosa 'militante', appunto, perché sono stato sempre poco interessato al messaggio politico, al cosiddetto impegno; ho sempre avuto della musica e dell’arte l'idea che esse devono essere libere dalle ideologie e libere di esprimersi senza dover essere troppo vincolate a degli schemi precostituiti. Però questa era una cosa talmente... insomma, che non si poteva non dire. Siamo tutti qui e ci stiamo giocando tutto in maniera più veloce di quanto pensiamo. Poi nell'album c’è molta poesia, sicuramente, ci sono delle metafore: ‘Fiore d’Acqua’ parla dell’amore, del ritrovarsi da soli in un deserto, ma in realtà con tutto quello che serve alla fine, con i propri sentimenti, i propri ricordi, con i propri pensieri. E ‘Tempo relativo’ che è, invece, un gioco sulla relatività, anche nelle parole che sono costruite con queste frasi che riprendono la parola precedente e si uniscono ad un’altra frase: un passo indietro, due passi avanti, tutta sulla relatività del tempo, tempo che in realtà non esiste ma che ci condiziona completamente. Un tempo che ha significato solo nel posto in cui ci troviamo e al momento in cui stiamo vivendo, altrimenti non ha nessun significato..
Hai parlato di poesia per i testi, ma cosa pensi della frase della Merini, secondo la quale i testi di canzone non sono poesia, la poesia è altra cosa?
Penso che avesse perfettamente ragione. L’unione di musica e parole può diventare qualcos’altro. Il cinema non è teatro, il cinema è un’altra forma d’arte, ma c’è anche del teatro nel cinema, perché ci sono degli attori, c’è una fisicità, interpretazione, scenografia, ambientazione, quindi ha molte cose del teatro, ma non è teatro. Allo stesso modo, però, una canzone può avere dei testi di grandissima intensità, addirittura poetici, però non è poesia perché non è nata per essere solo parola. Unire musica e parole è un artificio. Anni fa, nella mia discografia autoprodotta, avevo fatto delle trilogie e una era dedicata ai versi di Edoardo Sanguineti, che poi incontrai e col quale parlai di alcune cose. Avevo musicato delle sue poesie in tre album diversi, partendo dal suono della sua parola, dalla sua voce che leggeva le poesie. Avevo costruito dei mondi sonori che non erano di accompagnamento ai versi e non erano poesia perché essa era nata prima, ma non erano nemmeno canzoni. L’ho fatto anche con altri poeti. Una sorta di 'colonna sonora' di un film immaginario, fatto di parole e di musica.
Vedo che ho fatto la domanda sulla Merini alla persona giusta:
Beh, ho sperimentato parecchio in questo senso negli anni. Anche per gli studi che ho fatto all’università, mi è sempre interessato questo aspetto. La poesia usa i suoi paradigmi, i suoi elementi, usa la sua estetica. La mescolanza e l’ibridazione vanno bene, ma le forme d’arte mantengono la loro identità e la loro purezza. Questo non toglie che ci siano delle canzoni in cui è magnifica la musica e sono magnifici i testi. Di una canzone ti viene da dire bellissima musica, bellissima poesia. Oggi mi è capitato di riascoltare una canzone che adoro di Jacques Brel (Ndr cantautore belga) che è "Ne me quitte pas". Una delle più famose ed io che sono madrelingua francese ho apprezzato per l'ennesima volta l’intensità della descrizione dei monenti, la capacità di raccontare un sentimento universale, scritto probabilmente sessant’anni fa (ndr pubblicata nel 1959) e che è ancora attuale. La canzone racconta una storia d’amore che sta finendo e il disperato tentativo di non farla finire da parte di uno dei due amanti, disposto per questo a fare tutto, a diventare luce, cibo, acqua, ombra dell’altro. Quando un testo riesce ad essere atemporale, ad essere ancora oggi fresco e convincente e quando la musica è così ben scritta, non solo di accompagnamento al bel testo, ma con una sua autonomia e bellezza, allora ci si trova davanti a quei casi rari in cui ci si avvicina molto alla poesia. Lo stesso discorso vale per le colonne sonore rispetto alle immagini.
Steve Wilson ha detto che il virtuosismo e lo shredding sono vili. Tu che sei anche un virtuoso delle tastiere cosa pensi di questa affermazione e della sua idea di Van Halen, da poco deceduto?
Su di lui ho pareri contrastanti, nel senso che la sua esperienza fino al penultimo disco è stata per me molto convincente, anche se ad ogni disco pubblicato, a mio avviso, ha perso qualcosa a livello di spontaneità ed autenticità. Adesso lui si è lanciato in una operazione di business, di marketing commerciale in cui lo scopo dichiarato è molto chiaro: si è stancato di fare i teatri da 2.000 posti e vuole riempire i palazzetti, lo ha dichiarato. Vuole essere una popstar. Il problema è che non sarà mai una popstar. Ha talmente tanto talento musicale che non può essere una pop star. E comunque non è Lady Gaga, che è musicista di talento, ma anche una donna e un personaggio mediatico. Wilson non è nemmeno Elton John, che si metteva le parrucche. Credo che Wilson stia rincorrendo la visibilità. Ho visto questa campagna su Instagram, dove si vede lui a Londra che indica col dito i pannelli pubblicitari che pubblicizzano il suo ultimo album e l’ho trovato un po' provinciale. La sua affermazione sul virtuosismo, poi, è assolutamente gratuita e fuori luogo. Quando il virtuosismo è fine a sé stesso e ripetuto all’infinito ed ogni proposta è sempre di quel tipo lì, è più utile per le scuole di musica che altro, siamo d'accordo. Ma la sua affermazione su Eddie Van Halen credo sia stata inutile e che non abbia scalfito l’eredità che ha lasciato Van Halen; più che altro ha scalfito un po' l'immagine di Wilson, forse. Non so quanto sia stata una frase voluta o involontaria, non vorrei che facesse parte di una strategia di marketing. Il virtuosismo, però, ha sempre fatto parte della storia della musica: Mozart, Chopin, Listz, come alcune composizioni di Rimskij-Korsakov. E Chick Corea come lo giudichiamo? E Keith Jarrett? Diciamo che sono pessimi pianisti inespressivi perché facevano le scale troppo velocemente?
Per ciò che concerne l’italiano e gli italiani, non credi che seguire il significato delle parole distolga dal senso musicale della composizione? Cioè che una canzone piaccia di più quando si capisce il testo, spingendo quindi i compositori a superficializzarsi nel songwriting?
Quando scrivi devi cercare di essere equilibrato. Non devi dare troppo spazio alla parola, al cantato, a meno che non sia la tua intenzione. Se vuoi che gli elementi abbiano ognuno pari dignità e pari attenzione da parte dell’ascoltatore, devi dosare molto bene le qualità degli ingredienti, in un equilibrio nel quale nessun elemento prevale sull’altro. L’attenzione deve essere sempre presa da entrambi gli ingredienti. Lucio Dalla è un esempio di autore che scriveva super musiche con super testi, anche se i testi per buona parte della sua carriera non li ha scritti lui, ma Roversi. Comunque gli spazi erano calibrati, lo stesso per Battisti. In Italia, però, veniamo da una tradizione un po’ diversa, perché veniamo dalla tradizione dei cantautori degli anni sessanta e settanta, in cui il testo era tutto. Per non parlare di quelli più impegnati, in cui la musica era una cornice: pensa a Guccini per esempio. Quattro accordi proprio perché bisognava metterli. Un’altra cosa tipica italiana, che però ci viene dal melodramma, è sempre stata l’abitudine di mettere in risalto la voce, quindi anche la produzione e gli arrangiamenti risentono di questa abitudine, che secondo me è una cattiva abitudine. A volte in Italia la voce sovrasta e tutto il resto sta sotto. Per questa decisione fatta a monte e per un discorso anche fisico, di frequenze, perché le frequenze non le puoi far venire fuori tutte, hai due livelli: sopra e sotto. Quindi all’ascoltatore arriva il sopra, la melodia. E’ una scelta a monte di come confezionare e proporre la musica. Nei musicisti più moderni c’è un modo di lavorare più anglosassone, fortunatamente, cioè non trovi questi missaggi con la voce davanti e la musica dietro e, anzi, a volte in un missaggio rock fatto bene la voce a volte la devi intravedere appena.
E’ questa secondo te la causa dell’appiattimento della musica leggera contemporanea?
La causa è data da un sistema talmente inquinato e talmente perfido per cui gli addetti ai lavori, i produttori, discografici, i compositori, gli interpreti fanno tutto quello che gli viene detto di fare. Se accetti certe regole, farai la musica in un certo modo e sarà quel modo lì. Tutte le frequenze in un certo modo, mixato tutto altissimo, il ritornello che deve arrivare dopo sette/dieci secondi altrimenti l’ascoltatore lo perdi. Insomma, tutta una serie di tecniche studiate a tavolino. A volte, nei provini che fanno le multinazionali, è già scritto quello che devi fare. Se ti proponi come autore ti chiedono di fare le cose con certe caratteristiche già definite e pianificate. La tonalità deve essere quella, il ritornello deve arrivare dopo tot secondi, lo strumento che accompagna deve essere questo. Hanno già delle ricette con le caratteristiche giuste affinché il pezzo possa essere venduto. Come quando confezioni il packaging del biscotto o del latte, che deve stare sullo scaffale del supermercato. Tutta la filiera che vive di questo si adatta, però i limiti vengono da lontano, da quello che propone, o meglio non propone, la televisione. Con quello che costa Sanremo tra organizzazione, produzione, realizzazione, cachet degli ospiti (parliamo di circa 18 mln di euro) si potrebbero organizzare 100 festival da 180 mila euro l'uno in tutta Italia, in ogni Regione, tutto l'anno. E non sto parlando di sagre di paese con le band del posto, ma di grossi festival, quindi tu immagina che benefici potrebbe avere tutta la musica italiana. Questo per dirti dove vanno le risorse, dove va il mercato. Con le etichette che ovviamente si spartiscono insieme alla Rai e ai Network tutta la torta della visibilità, ecc. Le grandi radio non trasmettono cose che non siano già decise e pagate prima, è proprio impossibile. Solo le radio più indipendenti o le web radio trasmettono altra musica. La stessa Virgin Radio, che dovrebbe essere quella più rockeggiante, non ti trasmetterà mai qualcosa di Alternative rock o di Indie-rock, di Prog che non sia proposto da una etichetta che ha con la Virgin certi contratti. E’ un circolo vizioso purtroppo.
Nonostante tutto, fuori da questo giro, è pieno di bellissimi dischi. Non siamo in crisi di compositori:
La crisi sta nella qualità sempre più bassa che ottiene spazio sempre più grande. Cioè gli spazi che di visibilità che contano sono occupati dalla qualità sempre più scadente. Ma la qualità fuori riesce ad essere buona perché comunque i musicisti bravi ci sono. Pensa solo agli orchestrali di Sanremo, che sono musicisti preparatissimi, pagati ottanta euro al giorno, spesso lordi e si devono pagare anche i pranzi. Gli orchestrali di Sanremo sono riusciti a far diventare dei pezzi schifosi dei pezzi dignitosi. Se, invece, questa gente potesse fare della bella musica……. Magari non avresti il pubblico, però, perché se il pubblico non è stato educato al bello, all’ascolto, il pubblico non c’è. I giovani ormai non sanno neanche cosa sia il rock, molto di loro non l'hanno conosciuto e sono cresciuti con altro.
Hai dei riscontri all’estero per i tuoi dischi e quale pensi abbia questo?
Parliamo della nicchia e del circuito molto ristretto nel quale mi muovo, sia chiaro. Non stiamo parlando di musica mainstream e commerciale. Fatte le dovute proporzioni, però, devo dire che all’estero c’è stato sempre molto interesse per la musica italiana e in particolare per la musica cantata in italiano. Noi cerchiamo sempre di fare gli esterofili, ma loro apprezzano le cose autentiche italiane. E questo l’ho visto anche nel prog, quando mi è capitato di suonare in tanti festival all’estero: c’era sempre molto interesse. Devo dire che ho avuto più attenzioni all’estero che in Italia, sia come recensioni, sia come concerti, sia come esperienze di un certo tipo, professionali e importanti. Sono quasi tutte state all’estero. In Italia è molto più difficile far le cose in un certo modo. Se scorro i posti dove sono stato o le recensioni che sono uscite dei miei album anche precedenti, non c’è dubbio che la percentuale sia 70% estero. Su questo disco ho fatto un lavoro all’estero: sono uscite, stanno uscendo e usciranno delle recensioni, sono già apparse in Olanda, Francia, Giappone, Germania, Belgio, Polonia, U.S.A.. Attraverso i negozi digitali e non solo, anche attraverso un distributore italiano veneto con cui mi trovo molto bene, il disco è in vendita un po’ in tutto il mondo: in America, in Giappone, in Sudamerica e un po’ in tutta l’Europa. Pur essendo un prodotto cantato in italiano, direi che un certo riscontro c’è. Questa volta ho deciso di produrlo e pubblicarlo io e, quindi, di curare tutti gli aspetti, anche quelli della distribuzione, della stampa e della promozione. Ho voluto avere il controllo di tutte queste cose e tocca ammettere che non ci sono state delle grandi differenze rispetto a quando lo facevano gli altri, purtroppo. Vuol dire che, forse, non hanno lavorato poi tanto bene, nel senso che le etichette adesso hanno un ruolo molto diverso rispetto a prima. L’etichetta da sola serve a poco, serve a stamparti il disco. In realtà ci vuole l’ufficio stampa, ci vuole il social media strategist, il video-maker, gli influencer per andare su Spotify, tante cose! Questi sono quelli che contano al giorno d’oggi. L’etichetta in passato curava queste cose. Io, non perché sia un fenomeno, mi sono sempre arrangiato molto da solo. I concerti me li sono organizzati io, anche all’estero. E' difficile lavorare in questo ambiente, sei un po’ solo a fare le cose. Questa musica, che non è mainstream, non interessa a nessuno di quelli che muovono grandi numeri, quindi devi portarti avanti tu, su piccoli numeri, cercando di toglierti delle soddisfazioni, cercando di conquistarti delle piccole fette di persone che magari ti seguono.
Continuerai sulla strada tracciata da questo disco?
Al momento sono preso dai due cantieri aperti citati. Quindi credo che per tutto il 2021 non penserò tanto alle mie cose nuove come solista, anche perché voglio lasciar sedimentare e magari aspettare che arrivino nuovi stimoli. Penso che difficilmente abbandonerò questa strada appena intrapresa, quella di cantare in italiano intendo. La scommessa che avevo fatto con me stesso era di riuscire a fare un disco rock che non fosse troppo italiano o cantautorale e l’alchimia e il risultato ottenuto mi piacciono, quindi credo che continuerò in questa direzione. Poi ci potranno essere altre cose, io ho una passione antica che è quella dell’elettronica, ho fatto tanti album di elettronica, strumentali, quindi magari prima o poi la riprenderò in mano, anche di elettronica pura. Così come fare un disco solo al pianoforte. Ho scritto delle cose che non ho mai pubblicato, ma ci sarà uno spazio anche per quello. E, infine, un genere che mi affascina e mi stuzzica è il Post-rock, pensando a gruppi come i Mogwai, June of 44 e UI. Fare qualcosa che vada un po’ in quella direzione, sperimentando moltissimo sui suoni, concettualmente alla Brian Eno, creando dei mondi che siano all’interno dell’universo rock, ma molto molto sperimentali, molto dilatati e rarefatti. E’ una cosa che mi sta già frullando in testa da un po’ di tempo.
In tutto questo enorme contenitore dove hai mille interessi musicali, riesci a vivere di musica?
Assolutamente no. Infatti l’altra attività che mi permette di vivere è quella di direttore artistico di un teatro e di diverse rassegne musicali. Faccio cultura dall’altra parte del 'bancone'. Organizzo cose per altri artisti, rassegne teatrali, manifestazioni rock, concerti, mostre. Mi occupo anche di musei, di biblioteche. Un ambito collegato. Sono soltanto con una giacca diversa.
L’intervista è risultata lunga, ma anche pregnante. E’ stata una chiacchierata interessante. Dagli anfratti della musica italiana talvolta emergono delle piccole luci ispirate anche quando il rock diventa rarefatto e descrittivo, anche quando le note prendono forme leggere. Nel cinquantenne Carpani si è formata una spinta emotiva che le parole di questa intervista non possono descrivere esaustivamente, ma continuerà il disco a parlare per lui.
(intervista a cura di Sky RobertAce Latini)
Discografia:
Waterline (2007) CypherArts Records (USA)
The Sanctuary (2010) MaRaCash Records (Italia)
4 Destinies (2014) Festival Records (UK)
So Close. So Far (2016) MaRaCash Records (Italia)
Aerostation (2018) Aereostella/Immaginifica Records (Italia)
L’Orizzonte Degli Eventi (2020) Indipendent Artist Records (Italia)
Line-up 'L'Orizzonte degli Eventi'
Alex Carpani – vocals / synth / virtual guitar
Giambattista Giorgi – bass
Bruno Farinelli – drums
No. 34
Music Waves (France)
https://musicwaves.org/frmReview.aspx?ID=19639&REF=ALEX-CARPANI_L-orizzonte-Degli-Eventi
by Adrianstork
Throughout his official discography, under his name and in his parallel projects, Alex Carpani has always proclaimed his love for progressive rock. Fifth album of the Italian-Swiss master, his title "L'Orizzonte Degli Eventi" is a concept album that focuses on the moment when a life can be turned upside down when an individual has to make a crucial decision. Just like the previous album, Alex Carpani's band is reduced to a small committee: Giambattista Giorgi on bass, Bruno Farinelli on drums, Alex Carpani takes care of vocals, keyboards and virtual guitars.
After a first track that introduces the concept, we are invited to a musical journey of 51 minutes. The accent seems to be put on a harder sound, the progressive rock is present by small touches. The electro aspect of the previous album has also been erased, replaced by the keyboards that the Swiss master. These bring the urgent and dehumanized spirit illustrated by the concept ('Il Perimetro Dell' Anima'). We sail on tempestuous rivers on which storms culminate. Even when the waves seem to be calm, the threat seems to arise ('Fiore D'Acqua', 'Le Porte'), a constant in Alex Carpani. The peak of the album is reached on 'Tempo Relativo' with a gloomy bass riff on which the clear voice bounces. An innovation: Alex Carpani decides to abandon English to sing in his mother tongue, Italian. The singer makes us enjoy his deep, generous voice, able to pick the highest notes, or to get carried away ('Lava Bollente').
However, if the listening is very pleasant, the progressive rock lover will be a little disappointed. Of course, one cannot reproach an artist for changing his style, but when it sticks to you, it is sometimes regrettable to wipe out the past. Another big absence is the guitar: even if Alex Carpani took care of its virtual dimension, to hire a real guitarist would have been judicious. The virtual guitars are too much in the background ('Il Perimetro Dell'Anima'), sometimes reduced to a noisy riff. In its second part, the album runs out of steam, some tracks are a bit sluggish, the longest track 'La Fine E La' stretching a bit unnecessarily. The last track 'Le Porte' allows however to raise the level with a quasi symphonic approach and a more progressive construction.
"L'Orizonte Degli Eventi" presents itself as a musical renewal for Alex Carpani. He decided for the first time under his name to sing entirely in Italian and the challenge is highly won. This album is presented as a transition and Alex Carpani seems to be on the right track to definitively free himself from his influences.
SIMILAR BANDS:
ELP, VAN DER GRAAF GENERATOR, THE AUSTRALIAN PINK FLOYD, GENESIS, CHAOS VENTURE, PINK FLOYD, KEITH EMERSON BAND, PREMIATA FORNERIA MARCONI, TONY BANKS
TRACK LISTING:
01. L'Orizzonte Degli Eventi (03:12)
02. Lava Bollente (04:36)
03. Fiore D'Acqua (05:28)
04. Il Perimetro Dell'Anima (06:49)
05. Tempo Relativo (05:06)
06. Sette Giorni (06:56)
07. La Fine E' Là (07:00)
08. Nel Ventre Del Buio (05:08)
09. Le Porte (06:43)
LINEUP:
Alex Carpani: Chant / Guitares / Claviers
Bruno Farinelli: Batterie
Giambattista Giorgi: Basse
No. 35
ProgWereld (The Netherlands)
https://www.progwereld.org/recensie/alex-carpani-lorizzonte-degli-eventi/
by Ralph Uffing
Alex Carpani loopt al wat jaartjes mee in de muziekwereld. Vanaf 1990 heeft hij gebouwd aan een indrukwekkende discografie die inmiddels bestaat uit 34 albums. Het merendeel van deze albums bevat instrumentale muziek in de genres elektronisch, jazz(rock) en filmmuziek. Sinds 2007 legt hij zich toe op meer rock-georiënteerde muziek waarbij hij eer betoonde aan de klassieke progbands uit lang vervlogen dagen. Dat hij hierbij een groot arsenaal aan – al dan niet geslaagde – gesampelde ouderwetse toetsenklanken tot zijn beschikking had, zal hier zeker aan hebben bijgedragen.
“L’Orizzonte Degli Eventi” is de vijfde rockplaat op rij. Carpani kiest er op dit nieuwe album echter voor om de vintage prog los te laten en laat hier een veel moderner geluid horen. Er is nog steeds een hoofdrol voor het toetsenspel van Carpani, maar de geluiden uit zijn instrumenten doen veel meer hedendaags aan. Zelfs de tamelijk rijkelijk aanwezige gitaargeluiden komen uit het toetsenarsenaal van deze muzikale alleskunner. Over de mate waarin dit geslaagd is, zal niet iedereen even eensgezind zijn. Het leidt hier en daar tot behoorlijk synthetische geluidspaletten.
Het ontbreken van een gitarist heeft ertoe geleid dat de Alex Carpani Band is teruggebracht tot een trio. Drummer Bruno Farinelli is de nieuweling in de groep, terwijl Carpani met bassist GB Giorgi al eerder samenwerkte. Beide heren zorgen echter voor een meer dan solide fundament onder de uitspattingen van Carpani.
In tegenstelling tot de eerdere albums wordt er in het Italiaans gezongen. Dat maakt het wat lastiger dan gebruikelijk om de teksten te volgen en dat is jammer, omdat het gekozen concept van deze plaat best interessant is. L’Orizzonte Degli Eventi (Event Horizon of waarnemingshorizon) behandelt de mogelijke scenario’s die ons leven kan volgen voor het nemen van grote, belangrijke beslissingen. De reis die ons leven dan gaat nemen is de metafoor voor de relativiteit van de dingen. De muziek om dit te illustreren is degelijk en is een lekkere kruising van Italiaanse popmuziek, de muziek van Rush (periode “Counterparts”) en een band als The Pineapple Thief. Deze vergelijking komt misschien wat vreemd over, aangezien deze laatste twee behoorlijk gitaar georiënteerde referenties zijn, maar het toont aan dat Carpani met slechts zijn toetsenarsenaal ter beschikking toch behoorlijk in staat is om lekker te rocken. Hierbij krijgt hij wel flinke steun van de al genoemde prima ritmesectie. De negen nummers op het album zijn consistent van kwaliteit en kennen geen uitschieters naar boven of naar beneden.
Alex Carpani bevestigt met dit album zijn veelzijdigheid. Hij laat horen relatief korte nummers te kunnen componeren die lekker pakkend zijn. Tot veel ophef in de wereld van progressieve muziek zal dit album niet leiden, maar dit is een cd’tje dat je af en toe nog eens uit de kast zult pakken als je eens een plaat wil horen zonder al te veel opsmuk.
No. 36
Music Street Journal (U.S.A.)
https://www.musicstreetjournal.com/index_cdreviews_display.cfm?id=107531
by Gary Hill
Alex Carpani
L’orizzonte degli eventi
Review by Gary Hill
I have previously reviewed three other albums from Alex Carpani. Two of them were contenders for my "best of" list the years they were released. I don't remember if they made the final cut, but I will say that this one is also a contender for such a distinction - in this case the "best of 2021" list. You can count on Carpani for delivering quality, modern, heavy prog. One thing about this one that's a testament to the song-writing is that even though I don't speak Italian, and all the lyrics are in that language, this was still often infectious to me. The musical arrangements are powerful progressive rock, but the vocal arrangements and hooks are just as impressive.
This review is available in book (paperback and hardcover) form in Music Street Journal: 2021 Volume 3. More information and purchase links can be found at: garyhillauthor.com/Music-Street-Journal-2021.
Track by Track Review
L’orizzonte degli eventi
The sounds of an insect in flight begin this album. Electronics rise up to meet that as a sense expectation comes up with it. There are classical elements added to the mix as it continues. A spoken vocal is heard. This segues into the next number.
Lava bollente
Coming from the opener, this immediately shifts things from a trippy kind of electronic sound to a driving hard rock arrangement. Yet, there is still plenty of classical music and AOR prog in the mix. It's a driving and effective piece with sung vocals. There are some killer shifts and changes built into this thing. That includes a mellower dropped down section later. There are parts of this cut that make me think of the band UK somehow. There are definitely hints of things like Dream Theater in the mix on this, too.
Fiore d’acqua
I love some of the killer guitar work on this thing. There is a psychedelic edge to the number along with some space rock. Yet, overall this driving number is more along the lines of AOR prog. There is a cool electronic section later that has some great synthesizer explorations.
Il perimetro dell’anima
As this rises up with synthesizer at its heart, I'm reminded of Tangerine Dream. The vocals come in over the top of that backdrop. This gets into driving, harder rocking zones further down the musical road. Again, Dream Theater seems a reference, but in some ways this makes me think of the hook side of Genesis with a harder edge. There is a killer driving movement further down the road that is among the strongest musical passages of the whole disc.
Tempo relativo
Bass brings this into being. The cut has a cool groove as other instruments come in over the top. This leans metallic and really rocks as it builds outward. This has proggier elements at play, but really does have a great hard rock texture. The bass really shines on this number. The cut is catchy whether you understand the lyrics or not. It is one of the highlights of the set with enough changes and drama to keep it interesting.
Sette giorni
More of an AOR prog concept is on the menu here. This is driving and heavy, but it's also intricate, complex and challenging. It's another highlight of a disc full of strong music.
La fine è là
I dig the heavy groove on this rocking tune. There are some great shifts and turns here. While it's arguably of the AOR variety, and even turns toward some almost extreme metal zones at times, this driving number has plenty of progressive rock twists and changes.
Nel ventre del buio
Here we get another high energy and hard rocking tune. This is perhaps less proggy than some of the others here, and really leans toward the metal end of the spectrum. Yet, there are some movements that are purely prog, albeit of the very heavy variety.
Le porte
A mellower movement brings this into being, but the cut drives out into more rocking zones. The keyboards on this call to mind Pink Floyd a little for me. The number has a great hard-edged progressive rock sound built into it. There is a nice balance between mellower modes and more rocking ones as it continues to evolve. This is arguably the most complex and dynamic cut here. It covers a lot of territory and has some powerful peaks and beautiful valleys. It's one of the highlights of the set, making it a great choice for parting shot. The insect returns at the end to close the album the same way it began.
No. 37
Babyblauen-Seinen (Germany)
http://www.babyblaue-seiten.de/index.php?albumId=19643&content=review
by Marc Colling
Alex Carpani ist als studierter Musiker ein alter Hase im Geschäft der Filmmusik, doch in den letzten Jahren ist er auch immer wieder in einem wesentlich härteren musikalischen Stil unterwegs: dem progressiven HardRock. Also richtig fett mit Gitarre und Orgel und......aber es erklingt auch auf diesem Album wieder einmal keine richtige, sondern nur eine virtuelle Gitarre. Dafür aber eine äußerst druckvolle Bassgitarre, ein schnelles und präzises Schlagzeug mit der Betonung auf „Schlag“ und natürlich Keyboards mit meist topmodernem Sound, ohne aber jemals den Sound zu überladen. Eine Neuerung gibt es dennoch, denn der Musiker, Komponist, Arrangeur, Texter und Produzent dieses Albums singt in seiner Muttersprache italienisch alles selbst, was ja in der Vergangenheit nicht immer der Fall war. Das ist eine gute Idee, denn obwohl ich die Sprache nur rudimentär verstehe (zum Glück gibt es ein tolles Textheft, das mir das Verstehen dann doch erleichtert), klingt seine Musik dadurch weicher und melodischer als mit einem kälteren englisch. Obwohl: man ist schnell drin im Kosmos des Italieners, denn der Schwierigkeitsgrad seiner Musik ist nicht allzu hoch.
Wer sich also verrenkende Takt- und Tempowechsel hier erwartet, der ist leider falsch. Der Italiener hat sich ein Trio mit mächtig viel Dampf zusammen gestellt und die gehen los wie die Hölle. Besonders der schon erwähnte Bass treibt druckvoll an, doch auch der Drummer spielt schnörkellos und auf den Punkt. Erst im 6. Track nehmen sie etwas den Fuß vom Gas und dennoch kann der geneigte Rocker immer noch headbangen, wenn auch etwas schonender. Es gibt aber allgemein betrachtet nicht viele Momente der Entspannung, denn meistens geht es schnell und rhythmisch zu und der Hörer erwischt sich immer wieder beim mit wippen.
Es gibt aber nicht nur diese eher zugänglichen Tracks, sondern auch Kleinode wie das düster wirkende LA FINE E LA. Hier fällt mir als Vergleich spontan Adam Warne mit seiner Band Kyros ein, weil ähnlich agiert wird. Etwas proggiger, mit spannenden Klangspielereien, dazu eine abwechslungsreiche Komposition mit überraschenden Wendungen. Das hätte er ruhig öfter machen können, diese Mischung aus melodischem HardRock, interessanten Elektrosounds und gewagten Zwischenteilen.
Stilistisch ist das Album zwischen Rock, HardRock, Alternative Rock und New ArtRock zu verorten. Mit elektronischen Tupfern klingt es sehr modern und macht mir bis zur letzten Sekunde Spaß. Nicht die größte Herausforderung für einen Liebhaber der progressiven Musik, aber doch ganz ordentlich.
No. 38
Prog Visions (The Netherlands)
https://progvisions.nl/reviews_uk/ac_ode_uk.htm
by Douwe Fleederus
“... A FINE ALBUM FOR A BIG AUDIENCE ...”
INTRO
Alex Carpani is an Italian-French composer, keyboardist, singer, producer, musicologist and artistic director. We prog fans know him from his own Alex Carpani band which released four albums ( "Waterline", "The Sanctuary", "4 Destinies" and 'So Close, So Far") and the Italian power trio called Aerostation. A trio without a guitarist but with Gigi Cavalli Cocchi (Mangala Vallis Project) on drums. Last year Alex released the album "l’Orizzonte degli Eventi" as an independent artist. In his own words; an album of rock songs sung in Italian and mixing neo-prog, hard rock, electronic music, alternative rock and pop influences. It’s a kind of visionary and existential concept album about the imaginary line that divides the possible scenarios of our lives, at the moment when we are in front of big life decisions. It all begins with the narrator voice of an astrophysicist who gives the scientific definition of the event horizon. From that moment the journey begins and this boundary surface becomes the metaphor of life and the relativity of all things.
LINE-UP
Alex Carpani - lead & back vocals, synthesizers, virtual guitars; Giambattista Giorgi - bass; Bruno Farinelli - drums
Efisio Santi - Narrator voice on "l'Orizzonte Degli Eventi"
REVIEW
As mentioned in the introduction above, the album starts with the title track "l’Orizzonte degli Eventi" and the narrator's voice. In fact, it all starts with the buzzing sound of an insect ... throughout the whole song you can hear that buzzing sound. An original and intriguing opening. After this fine introduction follows the uptempo and rock-oriented song "Lava Bollente". The well-sung catchy vocal refrain gives the song also some pop influences. "Fiore d'Acqau" musically follows the same path. Uptempo rock parts and ballad-like vocal parts that shows once more that Alex is an excellent vocalist. In the end, we can enjoy some melodic synth parts. Nice song with some great melodies. "Il Perimetro dell'Anima" has a good structure, nice keyboard orchestrations and beautifully sung vocals. With its great melodies, fine keyboard parts and nice vocal parts this song develops into one of my personal favourite tracks of this fine album. In the following song "Tempo Relativo" the bass part of Giambattista Giorgi stands out. The music is a melting pot of musical styles with distorted guitar parts and a rhythm section that is on fire. In "Sette Giorni" the band slows down a little bit. Love the keyboard orchestrations and the nice melodies. The music is difficult to describe because it is a nice melting-pot of styles, but it is definitively one of my personal favourites. And that has to do with the wonderful melodies and fine keyboard playing. The melodic keyboard ending is very nice. This is followed by the song "La Fine e La" which has a pounding bass and distorted and heavy guitar riffs. And always those great vocal parts. I am so happy that Alex sings in his native language because this keeps the original atmosphere of the song. It is also a nice gesture to include an English translation of the Italian lyrics in the press kit that I received from Alex. However, this translation is not in the booklet of my promo copy but maybe I have just received the Italian version of the album. "Nel Ventre del Buio" is an uptempo song with beautiful vocal melodies and nice drum work of Bruno Farinelli. The album comes to an end with the song "Le Porte". The song is like a breath of fresh air after the previous uptempo track. The keyboard orchestrations and catchy vocal refrains are the highlights of this last personal favourite of mine. Of course, the buzzing insect of the introduction has the last word.
CONCLUSION
"l’Orizzonte degli Eventi" is a fine album for a big audience. Not only Prog fans will enjoy this album that is full of wonderful vocal melodies and fine instrumental parts. The album is consistent and has no weak parts. Alex Carpani is a very talented multi-instrumentalist blessed with great vocal qualities. Personally, I think that this guy is a little bit underrated in the past years. Your reviewer enjoyed listening to this album very much. Remember his name ... Alex Carpani.
AUTHOR - DATE - RATING - LABEL
Douwe Fledderus - July 2021 - * * * * - Independent Release
No. 39
Backgrounds Magazine (The Netherlands)
https://www.backgroundmagazine.nl/CDreviews/AlexCarpaniLorizzonteDegliEventi.html
by Henri Strik
Alex Enrico Carpani was born January 7, 1970 in Montreux, Switzerland, but most people know him as Alex Carpani and think he is an Italian citizen. Which is of course not true. However, he spends most of his time working with musicians from this country and therefore the mistake is easy to explain. He has been in the music world for some years now and has built an impressive discography. The majority of these albums contain instrumental music in the electronic, jazz (rock) and film music genres. However since 2007 he has focused on more rock-oriented music, paying tribute to the classic prog bands from days gone by. Most of all Waterline (2007) and The Sanctuary (2010, see review) are impressive albums and are loved by the progressive rock audience!
The fifth rock album by the Italian-Swiss master is titled L'Orizzonte Degli Eventi, and is a concept album that looks at the moment when life can turn upside down when an individual has to make a crucial decision. As with the previous album, the Alex Carpani's group is reduced to a small committee: Giambattista Giorgi on bass, Bruno Farinelli on drums, Alex Carpani takes care of vocals, keyboards and virtual guitars. However, Carpani chooses to let go of the vintage prog on this new album and shows a much more modern sound here. With his current album he is taking a clearly modern direction and is also using his mother tongue for the first time when singing. The end result can be roughly described as extravagant rock with an Italian character and a sophisticated note, whereby elements from alternative rock, pop, electronic and hard rock are also mixed up. However, there is still a leading role for Carpani's keyboard playing, but the sounds from his instruments are much more contemporary. Even the rather rich guitar sounds come from the keyboard arsenal of this musical all-rounder. Not everyone will agree on the extent to which this has been achieved. It leads to quite synthetic sound palettes here and there. However there are still traces of progressive rock throughout the entire album.
The nine songs on the album are consistent in quality and have no real ups or downs. The driving rock numbers, located in the range of four to seven minutes, score points with their catchy, powerful melody, while at the same time ensuring an interesting listening experience with a tonally contemporary complexity. The keys usually take over the electronic substructure, even if retro elements with Mellotron and synthesizers sounds can be clearly recognized as can be heard on Sette Giorni. The focus is mainly on guitar chords, although no real guitarist was involved in the album.
Alex Carpani confirms his versatility with this album. He shows that he can compose relatively short songs that are catchy. Above all, the Italian language works very well in this context, giving the nine tracks their own emotional colouring.
But if you expect many tempo changes or lots of bombastic progressive rock sounds with lots of pathos, you are wrong with this release unfortunately. Carpani has put together for this album a trio with a lot of steam and they go like hell. Especially the bass drives are powerfull, and also the drummer plays straightforward and to the point. In general there are not many moments of relaxation, because mostly it is fast and rhythmic and the listener has to go along with the rather fast tempo.
A little bit more progressive rock tunes and songs with less fast tempos might have been desirable. Maybe some more exciting and varied composition with surprising twists would have brought the album to a higher level. But that's how a real proghead hears it with his own ears. However don't get me wrong this mixture of rock, hard rock, electronic music, alternative rock and progressive rock was enjoyed until the last second. Not the greatest challenge for a progressive rock lover, but quite decent after all.
*** Henri Strik (edited by Tracy van Os van den Abeelen)
No. 40
Exposé Online (U.S.A.)
http://expose.org/index.php/articles/display/alex-carpani-lorizzonte-degli-eventi-2.html
by Jon Davis
We last encountered Alex Carpani in his band Aerostation a couple of years ago. That release was followed in 2020 by another solo album, L'Orizzonte degli Eventi, which features Carpani on keyboards, vocals, programming, and “virtual guitar,” joined by GB Giorgi on bass and Bruno Farinelli on drums; Efisio Santi provides some spoken vocals on one track. Carpani’s 2016 album So Close. So Far. featured English lyrics, but for this outing he sticks with his native Italian. Much like that previous solo effort, the music is an energetic and sophisticated take on modern rock with nods to progressive rock in the variety and prominence of keyboards as well as the willingness to venture astray from simple song structures. The nine tracks are generally concise — only four stray above six minutes — and don’t dwell on self-indulgent keyboard solos. Carpani’s singing is very strong, and he often provides layers of backing vocals as well. While the overall mood is brisk and energized, the arrangements do provide occasional moments of quiet, introductions or interludes between the more upbeat sections. Casual listening might leave one thinking that there is actually a guitar in the mix, though closer attention shows it to be more keyboard based. In this case I have no problem with it, as it just fits into the arrangements and isn’t leading the music. I thoroughly enjoy L'Orizzonte degli Eventi, and have no reservations recommending it to anyone who likes progressive rock of the classic or modern varieties.